Luci a San Siro è un brano musicale scritto ed interpretato da Roberto Vecchioni, pubblicato nell'album Parabola. La musica fu composta da Andrea Lo Vecchio e Giorgio Antola, e prodotto da Renato Pareti.
Luci a San Siro | |
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Artista | Roberto Vecchioni |
Autore/i | Roberto Vecchioni, Andrea Lo Vecchio e Giorgio Antola |
Genere | Musica d'autore |
Pubblicazione originale | |
Incisione | Parabola |
Data | 1971 |
Durata | 4 min : 18 s |
Certificazioni (digitale) | |
Dischi d'oro | ![]() (vendite: 35 000+) |
Nonostante non sia mai stato pubblicato come singolo, è universalmente riconosciuto come uno dei brani più significativi ed importanti della carriera di Vecchioni, nonché come un classico della canzone italiana. Il brano ha vinto, nel 1996, il Premio Lunezia per la qualità del testo.
La canzone era già stata pubblicata qualche mese prima su un 45 giri inciso da Rossano, in una versione con testo completamente diverso e dal titolo Ho perso il conto.[3]
Nel nuovo testo, Vecchioni ricorda il suo amore giovanile per Adriana, la sua vicina di casa e fidanzata dal 1964 al 1968, che diventerà la "musa ispiratrice" di moltissime sue canzoni (da Mi manchi ad Archeologia), con cui si recava presso la Montagnetta di San Siro con la sua Fiat 600 grigia targata MI 860399, regalatagli dal padre nel luglio 1962 per il superamento a pieni voti dell'esame di maturità. Il testo è inoltre un omaggio a Milano ed alla giovinezza passata, oltre che un atto d'accusa verso l'ambiente dei produttori musicali.[4]
Il testo originale della canzone venne censurato e cambiato, ed i versi Hanno ragione, sono un coglione, / mi han detto «È vecchio tutto quello che lei fa, / parli di sesso, prostituzione, / di questo han voglia se non l'ha capito già...» - in realtà si tratta della seconda versione, in quanto la prima era ancora più esplicita («parli d'incesto, di coiti anali») - sono trasformati in Hanno ragione, hanno ragione, / mi han detto «È vecchio tutto quello che lei fa, / parli di donne da buoncostume, / di questo han voglia se non l'ha capito già...», mentre i successivi "tra le sue gambe" e «Fatti pagare, fatti valere, / più lecchi il culo e più ti dicono di sì, / e se hai la lingua sporca, che importa, / chiudi la bocca, nessuno lo saprà» diventano "tra le sue braccia" e «Fatti pagare, fatti valere, / più abbassi il capo e più ti dicono di sì, / e se hai le mani sporche, che importa, / tienile chiuse e nessuno le vedrà» nella terza e definitiva versione. Vecchioni, dal vivo, ha ripreso spesso la seconda versione.[2]
La canzone è considerata uno dei capolavori della musica italiana, al punto che Francesco Guccini, in un'edizione del Premio Tenco espresse il suo rammarico per non averla scritta lui affermando: "A volte delle canzoni di un collega si dice: «perché non l'ho scritta io?»; la canzone che vado ad eseguire è «maledizione, perché non l'ho scritta io»?".[5]
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