Don Giovanni è il 16º album discografico di Lucio Battisti, pubblicato nel marzo del 1986[1] dall'etichetta discografica Numero Uno.
Don Giovanni album in studio | |
---|---|
Artista | Lucio Battisti |
Pubblicazione | marzo 1986[1] |
Durata | 36:00 |
Dischi | 1 |
Tracce | 8 |
Genere | Art pop[2] Synth pop[2] |
Etichetta | Numero Uno, PL 70991 |
Produttore | Greg Walsh |
Arrangiamenti | Robin Smith |
Registrazione | Studi RCA, Roma (giugno – luglio 1985) e Eel Pie e Ridgehall Farm, Londra (settembre – ottobre 1985)[1] |
Lucio Battisti - cronologia | |
Album precedente (1982) Album successivo
(1988) |
Battisti pubblicò quest'opera dopo ben tre anni e mezzo di silenzio. L'album precedente, E già, risaliva al settembre del 1982 ed era contraddistinto da sonorità interamente elettroniche e da testi non più scritti da Mogol. Dopo la parentesi sperimentale di E già, l'artista muta ancora rotta e per la prima volta si avvale della collaborazione del paroliere Pasquale Panella, i cui singolari testi, ricchi di doppi sensi e giochi di parole, sono la prima novità di questo album. È stato accertato nel corso degli anni, anche da dichiarazioni di Pasquale Panella nella prima edizione del libro di Luciano Ceri del 1996, che questo fu l'unico album del loro binomio in cui vennero scritte prima le musiche e successivamente i testi. Il metodo si invertì dal successivo album L'apparenza.
Anche per quanto riguarda la musica, Battisti compie una svolta rispetto all'album precedente, scrivendo melodie più compiute e simili ai suoi classici, ariosi canoni, i cui arrangiamenti rappresentano una felice sintesi tra sonorità elettroniche e tradizionali, col ritorno di archi e sassofoni. La title track Don Giovanni è una risposta di Battisti a Mogol, il quale gli aveva rivolto parole pungenti, dopo la conclusione del loro rapporto professionale, nel brano La massa indistinguibile, interpretato da Mango nell'album Australia, uscito l'anno precedente.[3]
Inizialmente Lucio Battisti autorizzò la stampa su vinile e su musicassetta, ma la proibì su compact-disc,[4] in quanto diffidente circa la resa delle sue canzoni su questo strumento di riproduzione da lui giudicato "freddo".[senza fonte] Battisti autorizzò la ristampa dell'album su CD solamente a otto anni di distanza, nel 1994. Della versione su CD esiste una prima versione, di cui sembra che siano state vendute circa 3000 copie,[5] che contiene due errori: l'immagine di copertina ridimensionata rispetto a quella dell'LP e all'interno un libretto con i testi dei brani; dato che Battisti voleva che l'immagine di copertina non fosse ridimensionata ed era contrario alla presenza dei testi, questa versione fu subito ritirata dal mercato e rimpiazzata con una senza errori. La prima versione, oggi, ha un valore collezionistico di circa 150 €.[5]
Recensioni professionali | |
---|---|
Recensione | Giudizio |
Ondarock | 8 / 10 – consigliato[6] |
AllMusic | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Storia della musica.it | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Nonostante gli schemi informali, i testi anticonvenzionali e la radicale rottura con ogni forma metrica, l'album ebbe un buon successo: fu il 3º album più venduto in Italia del 1986, raggiungendo come picco nella classifica settimanale il primo posto;[9] solo nel primo mese furono vendute 250 000 copie[10].
(Testi di Pasquale Panella e Musica di Lucio Battisti)
Si ritiene che per questo disco siano state composte cinque altre canzoni, poi scartate dalla scaletta finale e mai più pubblicate.[11]
Si ritiene che due registrazioni inedite, facenti parte di una serie di nastri inviati in forma anonima a Leo Turrini e Tullio Lauro nel 1995[12] e il cui testo appare chiaramente scritto da Pasquale Panella, siano parte delle composizioni scartate.
La più famosa è Il gabbianone, un pezzo di grande bellezza e di un livello di rifinitura piuttosto avanzato; ci si è più volte interrogati su quale motivo abbia portato Battisti ad escluderla. L'altra si intitola Il bell'addio, in forma di provino con solo tastiera e batteria elettronica. In entrambi i casi la registrazione completa è trapelata ed è disponibile su Internet.
Nel 1990 Sergio Cossu (ex-Matia Bazar) ha realizzato con Paolo Fresu una cover di Le cose che pensano nell'album Ci ritorni in mente, omaggio dal mondo del jazz e del pop italiano a Lucio Battisti. Nel 2018 Rachele Bastreghi (di Baustelle) ha inciso una cover di Le cose che pensano; Federico Fiumani & Daniele Biagini hanno inciso una cover di Gabbianone; Larsen & Little Annie hanno inciso una cover di Don Giovanni; Alexander Robotnick & Bottin hanno inciso una cover di Fatti un pianto.
I suddetti brani appaiono nell'album LB/R La Bellezza Riunita.
Altri progetti
![]() | ![]() |