Stagioni (2000) è il diciannovesimo album di Francesco Guccini, pubblicato nel 2000 dalla EMI.
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Stagioni album in studio | |
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Artista | Francesco Guccini |
Pubblicazione | 4 febbraio 2000 |
Durata | 42:18 |
Dischi | 1 |
Tracce | 9 |
Genere | Musica d'autore |
Etichetta | EMI |
Formati | LP, CD |
Francesco Guccini - cronologia | |
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Questo è un disco sul passato o, se si vuole, sul tempo che passa, sul susseguirsi delle stagioni.[senza fonte] Tra le quattro stagioni manca però l'estate. Guccini in un'intervista dice di aver tentato di scriverne una, ma non ne veniva fuori niente e allora ha lasciato perdere. Come ha detto nella stessa intervista: «L'estate è il tempo della spensieratezza, della dimenticanza. [...] "Stagioni" è un disco poco spensierato. Tristezza? C'è sempre stata, in ogni mio disco. Però, [...] non è mai resa. Può essere amarezza, delusione, sdegno ma non rinuncia. Il crepuscolarismo c'è in "Autunno", ma non c'è assolutamente in "Addio", che è una risposta a secco, decisa, chiara, anche violenta». Non è quindi un caso che Addio sembri quasi una prosecuzione ideale de L'avvelenata. Cambia il tono, meno personale (anche se è sempre il cantante a parlare in prima persona), cambia il testo, decisamente più fluido e maturo, ma resta una coerenza di fondo tra questi due momenti così distanti.[senza fonte] Nel testo di Addio sono presenti vari riferimenti letterari impliciti o espliciti (ad esempio François Villon, il Don Chisciotte di Cervantes - oggetto anche dell'omonima canzone - , Dante, Baudelaire, T.S. Eliot, Socrate...).
Da quest'album furono tratti due singoli: Stagioni/Inverno '60 (EMI Music, 020 1799042) e Addio/E un giorno... (EMI Music, 020 1799152), pubblicati su CD.
Testi e musiche di Francesco Guccini.
La canzone parla di Ernesto "Che" Guevara e ha avuto una genesi singolare. Guccini dice di aver scritto una strofa nel 1968, e di non essere riuscito a continuare il testo. A un suo concerto, vedendo dei ragazzi con la maglietta del Che decide di dedicare loro quella strofa, e vedendo la reazione entusiastica del pubblico decise di terminare la canzone.[1] La canzone viene anche cantata nel film indiano Un'altra volta nella foresta (Abar Aranye, 2003) del regista Goutam Ghose.
È una sorta di lettera per la figlia Teresa a cui, bambina, aveva dedicato la canzone Culodritto pubblicata in Signora Bovary. È un testo molto dolce[senza fonte], che parla della crescita della figlia, che oggi vede il mondo con gli occhi di un adulto, che vede il padre invecchiare...sino a quando, crescendo anche lei capirà che i sogni dei bambini, il loro modo di vedere il mondo, sono destinati ad essere travolti "dal molto d'amaro", e che il padre è sempre lo stesso, un po' folle ed un po' saggio, sconsideratamente ottimista.
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Don Chisciotte (brano musicale). |
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