La sua famiglia di origine ha fatto fortuna con l'industria del merletto nel Nottinghamshire. Una prozia, Winifred May Birkin, poi sposata con William Dudley Ward, fu amante del Principe di Galles (che divenne poi Edoardo VIII del Regno Unito). Per parentela diretta o acquisita è collegata alle attrici Penelope Dudley-Ward e Rachel Ward. È la seconda figlia del maggiore David Birkin (comandante della Royal Navy) e dell'attrice e cantante Judy Campbell, famosa per le sue interpretazioni nei musical di Noël Coward. Suo fratello Andrew è un regista e autore.
Anni sessanta
Ha cominciato la carriera di attrice teatrale, seguendo le orme della madre, a 17 anni a Londra, negli anni della swinging London[1]. Ha in seguito esordito come cantante in un musical, esortata dal compositore inglese John Barry (l'autore delle musiche dei film di James Bond), che poi ha sposato all'età di 19 anni[2]. Da questo matrimonio ha avuto la sua prima figlia, Kate Barry, nata nel 1967 e deceduta nel 2013.[3][4].
Il suo esordio cinematografico è stato nel 1965 con Non tutti ce l'hanno di Richard Lester, ma è con il film seguente, Blow-Up di Michelangelo Antonioni (1966), e con la scena in cui compare in topless, che la Birkin ha raggiunto la celebrità[2], diventando un'icona della swinging London[5] grazie al suo corpo androgino e alla sua femminilità sensuale[6].
Nel 1968 sul set del film francese Slogan ha conosciuto il cantante e musicista Serge Gainsbourg, con cui ha intrapreso un lungo sodalizio sentimentale e professionale che li ha resi una delle coppie più celebri e trasgressive del jet set dell'epoca[1][2][7][8].
Alla fine del 1968 i due hanno inciso a Londra il primo album frutto della loro collaborazione, intitolato Jane Birkin - Serge Gainsbourg. Le canzoni contenute erano reinterpretazioni di precedenti composizioni di Gainsbourg (come ad esempio Les sucettes) o canzoni che egli stesso aveva composto sul traghetto che portava lui e la compagna in Inghilterra poco prima della registrazione dell'album[9]. La pubblicazione del disco venne anticipata dal celebre singolo Je t'aime... moi non plus l'anno successivo, suscitando scandalo[2] per i gemiti della Birkin e per il testo esplicito che alterna parole d'amore e descrizione di un rapporto sessuale. Nonostante le polemiche e i divieti, il brano diventò un successo in molti paesi, vendendo più di cinque milioni di copie e regalando notorietà alla coppia.[10]
Anni settanta
I due andarono a vivere a Parigi insieme alla figlia di Jane, nell'appartamento al 5 bis di rue de Verneul nel 7º arrondissement, che divenne un punto d'incontro di artisti, intellettuali e bohemiens dell'epoca[11]. Nel 1971 nacque la loro figlia, l'attrice Charlotte Gainsbourg.
Dopo aver partecipato all'incisione dell'album di Gainsbourg Histoire de Melody Nelson (1971), durante gli anni settanta Birkin ha continuato l'attività di cantante incidendo alcuni album scritti prevalentemente dal marito[2], che la hanno fatta diventare una delle più apprezzate interpreti d'oltralpe. Parallelamente ha proseguito la sua carriera di attrice, alternando produzioni francesi (La piscina, Il romanzo di un ladro di cavalli, Una donna come me) ed internazionali (Assassinio sul Nilo). È stata diretta dal marito nel controverso Je t'aime moi non plus (1976), in cui ha recitato nuda per buona parte del film.
Nel corso degli anni l'alcolismo e le sregolatezze di Gainsbourg sono diventate sempre più difficili da sostenere per la compagna, che, ormai trentenne, ha iniziato a desiderare uno stile di vita più tranquillo e lontano dagli eccessi[6][12]; alla fine del decennio la coppia è entrata in crisi.
Anni ottanta
Dopo la loro separazione nel 1980, pur continuando la collaborazione con Gainsbourg in ambito musicale[2], Birkin si è legata al regista francese Jacques Doillon, con cui ha iniziato una nuova fase della sua carriera, abbandonando l'immagine sexy e trasgressiva che l'aveva caratterizzata negli anni precedenti per fare emergere una personalità più matura, versatile e complessa[12]. Dalla loro relazione è nata nel 1982 una terza figlia, Lou Doillon, diventata poi una modella, cantante e attrice.
Nel corso degli anni ottanta, oltre che nei film diretti da Doillon, ha recitato fra gli altri anche per Jean-Luc Godard, Patrice Leconte, Paul Morrissey e Agnès Varda, con cui ha stabilito un importante sodalizio professionale e che nel 1988 le ha dedicato il film Jane B. par Agnès V..
È stata candidata due volte ai premi César, il principale riconoscimento cinematografico francese, nel 1984 per La Pirate di Jacques Doillon e nel 1986 per La donna della mia vita di Régis Wargnier[13]. Alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985 la giuria ha riconosciuto la sua interpretazione in Polvere di Marion Hänsel come la migliore del festival (ex aequo con quella di Sandrine Bonnaire), ma decise che per quell'anno il premio per la migliore interpretazione femminile non sarebbe stato assegnato[14][15].
Parallelamente ha proseguito la sua carriera musicale, pubblicando gli album Baby Alone in Babylone (1983, Disco d'oro in Francia) e Lost Song (1987), sempre scritti da Gainsbourg[16]). All'età di quarant'anni Birkin ha anche esordito dal vivo, debuttando nel febbraio 1987 al teatro Bataclan di Parigi[17], iniziando un'attività di recital a cui si dedicherà regolarmente negli anni successivi.
Nel 1984 la casa francese Hermès ha creato per l'attrice una borsa, la Birkin Bag, che negli anni è diventata una delle cosiddette It Bags, le borse più iconiche del mondo.
Anni novanta
Dopo la separazione da Doillon, Birkin ha iniziato a diradare l'attività cinematografica, privilegiando quella musicale e teatrale. Nel 1990 è uscito Amour des feintes, l'ultimo album scritto per lei da Serge Gainsbourg; dopo l'improvvisa morte per arresto cardiaco dell'ex compagno nel 1991, Birkin gli ha reso omaggio con Versions Jane (1996), una raccolta di canzoni di Gainsbourg riarrangiate con vari musicisti ospiti, tra i quali Goran Bregović e Les Négresses Vertes[18], continuando successivamente ad onorare la memoria del suo pigmalione in eventi e recital teatrali. Nel 1998 À la légère è stato il primo album di Jane Birkin a non contenere alcun brano di Gainsbourg; al disco hanno partecipato artisti come Françoise Hardy, Étienne Daho e Alain Souchon.
Ha comunque continuato la sua carriera di attrice diretta da registi importanti in film come Daddy Nostalgie (1990) di Bertrand Tavernier[19], accanto a Dirk Bogarde, La bella scontrosa di Jacques Rivette (1991)[20], che le valse una candidatura come miglior attrice non protagonista ai premi Cèsar del 1992[21], Cento e una notte di Agnès Varda (1995), Parole, parole, parole... di Alain Resnais (1997)[22], La figlia di un soldato non piange mai di James Ivory (1998)[23].
Nello stesso periodo ha proseguito la sua attività di attrice nel cinema e in televisione e si è dedicata anche lei stessa alla regia, dirigendo nel 2007 il film autobiografico Boxes. In seguito a una malattia cronica, Birkin si è ritirata dalle scene[12], chiudendo con Quay d'Orsay di Bertrand Tavernier (2013) la sua carriera di attrice cinematografica.
Dagli anni duemila in poi è stata attiva anche in ambito sociale e umanitario, in particolare per chiedere la liberazione della leader birmana Aung San Suu Kyi nel 2008; inoltre, come ambasciatrice di Amnesty International, è stata in Bosnia e in Cecenia, ha cantato in Cisgiordania e a Ramallah e si è impegnata a favore delle vittime del conflitto in Ruanda[27]. Durante una missione umanitaria nella ex Jugoslavia ha incontrato lo scrittore Olivier Rolin, che è divenuto il suo ultimo compagno[28]. È stata fra i duecento firmatari dell'appello contro il riscaldamento globale pubblicato nel 2018 in prima pagina dal quotidiano Le Monde[29].
Nel 2013 sua figlia Kate Berry si è suicidata a Parigi in seguito a un periodo di depressione[4][3], lasciando l'attrice devastata[30]al punto da interrompere la sua carriera per un lungo periodo. Nel 2016 Birkin è stata omaggiata dal Festival del Cinema di Locarno con un tributo alla carriera[31].
Dopo qualche anno di inattività, nel 2020 è uscito Oh! Pardon tu dormais..., una raccolta di brani tratti da un suo spettacolo teatrale, realizzata in collaborazione con Étienne Daho[6]; negli anni seguenti ha continuato regolarmente a tenere concerti dal vivo.
Nel 2021 ha avuto un leggero ictus da cui si è ripresa rapidamente[32]; nello stesso anno la figlia Charlotte le ha dedicato il documentario Jane by Charlotte[33][34].
Nel 2022 la Univeral Music ha annunciato la ristampa integrale di tutta la discografia in studio dell'artista, dal 1969 ad oggi[35].
Filmografia
Attrice
Cinema
Non tutti ce l'hanno (The Knack...and How to Get It), regia di Richard Lester (1965)
Другой контент может иметь иную лицензию. Перед использованием материалов сайта WikiSort.org внимательно изучите правила лицензирования конкретных элементов наполнения сайта.
2019-2024 WikiSort.org - проект по пересортировке и дополнению контента Википедии