Pippo Franco è un rappresentante della commedia all'italiana, ed è fin dagli anni settanta uno dei principali cabarettisti e conduttori della televisione italiana. Ha fatto parte della storica compagnia di varietà Il Bagaglino, presentando tutti i suoi spettacoli televisivi e teatrali.
Non è il primo comico a usare questo nome d'arte: già negli anni venti un attore di varietà, Giuseppe Stagnitti, aveva raggiunto la notorietà con il nome d'arte Pippo Franco[3].
Biografia
Conosce il padre all'età di sei anni: aveva partecipato alla seconda guerra mondiale ed era stato fatto prigioniero dagli inglesi. Pochi mesi dopo il suo ritorno dalla prigionia, il padre muore. Da bambino Franco studia in collegio. In seguito frequenta il liceo artistico in via Ripetta. Tra i suoi insegnanti si annoverano Renato Guttuso e Giulio Turcato, che favoriscono in lui la passione per la pittura[4].
Successivamente fa il disegnatore di fumetti, lavorando anche per Fratelli Spada Editori. Quindi incomincia la carriera da musicista.
Pippo Franco si sposa con l'attrice Laura Troschel e i due hanno un figlio, Simone. Dopo il divorzio nel 1994,[5] Pippo Franco sposa Piera Bassino, attrice di teatro, dalla quale ha altri due figli.
Dopo la chiusura del programma Il Bagaglino nel 2011, ha iniziato a collaborare con una delle veggenti di Međugorje, Marija Pavlović.[6][7][8]
Musica
Esordisce come cantante e chitarrista in piccoli complessi alla fine degli anni cinquanta, scrivendo canzoni dai testi comico-demenziali come Quel vagone per Frosinone, Cesso di amarti questa sera, Ninna nanna[9]. Incidendo in tutta la sua carriera venti 45 giri.
Con il gruppo I Pinguini (formato, oltre che da lui, da Cristiano Metz, Pino Pugliese, Giancarlo Impiglia, Armando Mancini e Aldo Perricone[3]) fa il suo esordio nel 1960 nel musicarello di Mario Mattoli Appuntamento a Ischia, accompagnando Mina nell'esecuzione delle canzoni La nonna Magdalena, Il cielo in una stanza e Una zebra a pois e, in un'altra scena, uno strip-tease in un night.
Nel 1967 ottiene un discreto successo con il singolo Vedendo una foto di Bob Dylan, che ironizza sul divario tra i seguaci della musica beat e i loro genitori. Come cantante incide oltre una decina di album, tra cui: Cara Kiri (1971), Bededè (1975), Pippo franco al cabaret (1977), Praticamente, no? (1978), Nasone disco show e Vietato ai minori (1981). Tra i brani più famosi Cesso, parodia delle canzoni d'amore giocata su terminologie scatologiche in forma di calembour («Cesso d'amarti questa sera»).
Si dedica successivamente a incidere dischi destinati al pubblico infantile che ottennero grande successo, tra cui le sigle per alcuni programmi abbinati alla Lotteria Italia, come Isotta (1977) e Pepè (1986).
Tra i primi posti nelle hit parade vi sono singoli legati alla sua partecipazione come ospite d'onore al Festival di Sanremo: Mi scappa la pipì papà (1979), La puntura (1980), Che fico (1982, sigla televisiva del Festival), Chì chì chì cò cò cò (1983, versione italiana di Kirie kirio del gruppo angolano Black Blood di Steve Banda Kalenga, senza citare però gli autori del brano originale), Pinocchio chiò (1984).
Un'altra sua sigla televisiva, intitolata Dai lupone dai, chiudeva il programma Buonasera con... Alberto Lupo.
Presenta una sua canzone al Festival di Sanremo 2008, venendo però escluso dalla commissione giudicatrice.
Nel 2017 propone in versione indie pop Che fico: le persone che compaiono nel videoclip di accompagnamento al brano sono fan del comico scelti tramite i social network[10][11].
Cinema
Negli anni settanta e ottanta Pippo Franco prende parte a numerosi film della commedia all'italiana, diretto da registi come Luciano Salce, Aldo Grimaldi, Franco Prosperi, Sergio Martino, Luigi Magni, Salvatore Samperi, Pier Francesco Pingitore, Mariano Laurenti e Bruno Corbucci, diventando un'icona del cinema di genere legato alla commedia erotica all'italiana in film di culto quali Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda e Giovannona Coscialunga disonorata con onore.
Appare anche in Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? (1972) di Billy Wilder, a fianco di Jack Lemmon e Juliet Mills.
Del 1971 è l'esordio in televisione con Riuscirà il cav. papà Ubu?, con la regia di Vito Molinari e Beppe Recchia. Successivamente è protagonista del varietà Dove sta Zazà con Gabriella Ferri (1973) e Mazzabubù del 1975.
Nel 1977 è nel programma Bambole, non c'è una lira dove veniva riproposto in TV il mondo dell'avanspettacolo, con un cast formato da Isabella Biagini, Christian De Sica, Loredana Bertè, Leopoldo Mastelloni e Gianni Agus.
La carriera televisiva di Pippo Franco è legata soprattutto agli spettacoli della compagnia Il Bagaglino. All'inizio, la protagonista era Gabriella Ferri, ma nel 1978 si ebbe un cambiamento: protagonista diventò il comico. Lo spettacolo si intitolava Il ribaltone, affiancato da Loretta Goggi, Daniela Goggi e Oreste Lionello, per la regia di Antonello Falqui. Il programma si guadagnò il premio Rosa d'Argento al Montreux Jazz Festival.
Meno apprezzata da pubblico e critica è stata la trasmissione dell'anno seguente C'era una volta Roma, nonostante le primedonne fossero cinque, fra cui Laura Troschel, a quel tempo moglie di Franco.
Nel 1980 ha condotto la trasmissione del sabato sera abbinata alla Lotteria Italia Scacco matto con Laura Troschel e Claudio Cecchetto. Sia la sigla iniziale Scacco matto, che quella finale Prendi la fortuna per la coda, erano cantate dalla coppia, ed incise anche Mandami una cartolina, brano che fungeva da sigla per il segmento dedicato al concorso della Lotteria. Il programma non ottenne lo stesso riscontro di Fantastico, andato in onda l'anno precedente, anche a causa del fatto che fu trasmesso nei drammatici giorni del terremoto dell'Irpinia.
Nel 1985 ha condotto su Rai 2 Il tastomatto, varietà di Enzo Trapani in cui cantava anche la sigla Fuffi Fuffi, che vedeva l'esordio de Il Trio e di una giovane e allora sconosciuta Lorella Cuccarini.
Nella stagione televisiva 1987/1988 conduce la prima edizione di Big!, contenitore pomeridiano per ragazzi di Rai 1 con Piero Chiambretti, Daniela Goggi, Gianfranco Scancarello e Riccardo Marassi, per il quale incide anche la sigla iniziale e finale, Big! e Io c' ho una fame che non ci vedo, rimaste inedite su supporto discografico.
Dal 1987 è tornato a lavorare con la compagnia del Bagaglino nei vari spettacoli che si sono susseguiti negli anni, ambientati prevalentemente al Salone Margherita di Roma e trasmessi inizialmente dalla RAI come Per chi suona la campanella, Biberon, Crème caramel, Saluti e baci e Bucce di banana e dal 1994 al 2009 da Mediaset come Avanti un altro, Champagne, Rose rosse e molti altri, dove sempre per la regia di Pier Francesco Pingitore gira anche diverse fiction.
Nell'estate del 1991 ha condotto su Rai 2 la seconda edizione di Stasera mi butto, varietà incentrato sulla ricerca di nuovi imitatori, affiancato da Heather Parisi, che fu vinta da Giorgio Panariello e vide tra gli altri la partecipazione di Max Giusti e nello stesso anno gira la sitcom Senator, per la regia di Gianfrancesco Lazotti.
Dal 1992 al 1995 ha condotto le prime tre edizioni di La sai l'ultima?, spettacolo prima estivo e poi autunnale incentrato sulle barzellette. Nel 1998 la Rai gli affida il programma culinario in prima serata Il Paese delle meraviglie, in coppia con Melba Ruffo e l'anno successivo Festa di classe su Rai 2.
Nel 2002 vince il Delfino d'oro alla carriera al Festival nazionale adriatica cabaret.
Teatro
In teatro è stato tra gli interpreti nel 1967 della commedia musicale di Garinei e Giovannini Viola, violino e viola d'amore con Enrico Maria Salerno e le Gemelle Kessler. È stato protagonista inoltre di commedie di grande successo di pubblico, come Belli si nasce, Il naso fuori casa ed È stato un piacere, tutte scritte e interpretate assieme a Giancarlo Magalli.
Molteplici gli spettacoli teatrali che lo hanno visto attore, autore e spesso anche regista: nella stagione 2002-03 Che rimanga tra noi, I miei primi 42 anni (2004-05), Tutto in un momento (2006-07), Il marchese del Grillo (dal 2008 al 2012), Bambole, non c'è un euro (2011/2012), Il segreto di Mastro Titta (2013-14), Svalutescion (2015 al 2017).
Libri
Nel 1981 pubblica Il matto in casa edito dalla Editoriale Due I.
Nel 2001 pubblica Pensieri per vivere. Itinerario di evoluzione interiore e insieme al professore Antonio Di Stefano ha pubblicato alcune raccolte di strafalcioni, cognomi, insegne e annunci bizzarri come Non prenda niente tre volte al giorno (2002) e Qui chiavi subito (2006), entrambi per Mondadori.
Del 2012 è invece La morte non esiste. La mia vita oltre i confini della vita, per Edizioni Piemme, scritto con la collaborazione di Rita Coruzzi, che testimonia il suo lungo percorso di fede.
Politica
In vista delle elezioni politiche del 2006, si candida con la Casa delle Libertà per il Senato nella lista della Democrazia Cristiana per le Autonomie come capolista nella circoscrizione Lazio[12]: la lista, nonostante il sostegno pubblicamente dichiarato di Giulio Andreotti[13], ottiene nel Lazio solo lo 0,7% e pertanto l'attore non viene eletto[14]. Testimonial ufficiale dell'associazione di volontariato dei City Angels dal 2009, l'attore ottenne 205 voti alle primarie interne di Fratelli d'Italia per l'elezione del sindaco di Roma del 2013[15]. In occasione delle elezioni amministrative del 2021 si è candidato al consiglio comunale di Roma nella lista civica del candidato sindaco del centro-destra Enrico Michetti[16], raccoglie 81 preferenze e non viene eletto.[17]
Evoluzione interiore. Il primo passo, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997.
Pensieri per vivere. Itinerario di evoluzione interiore, Roma, Edizioni Mediterranee, 2001. ISBN 88-272-1418-6.
Non prenda niente tre volte al giorno. Il lato comico dell'esperienza umana, con Antonio Di Stefano, Milano, Mondadori, 2002. ISBN 88-04-50016-6.
Qui chiavi subito. Insegne, annunci, cognomi e strafalcioni tutti da ridere, con Antonio Di Stefano, Milano, Mondadori, 2006. ISBN 88-04-53597-0.
L'occasione fa l'uomo ragno. Strafalcioni, cartelli, scritte sui muri e altri capolavori di umorismo involontario, con Antonio Di Stefano, Milano, Mondadori, 2007. ISBN 978-88-04-56832-2.
Andrea Jelardi, Queer tv, omosessualità e trasgressione nella televisione italiana, Croce, Roma, 2007 (prefazione di Carlo Freccero).
Andrea Jelardi, Giuseppe Farruggio, In scena en travesti, Il travestitismo nello spettacolo italiano, Croce, Roma, 2009 (con divagazioni di Vittoria Ottolenghi)
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