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Malafemmena è una canzone napoletana scritta e musicata nel 1951 da Totò con edizione La Canzonetta.

Disambiguazione – Se stai cercando la voce sulla figura della "malafemmina", vedi Malafemmina.
Malafemmena
ArtistaMario Abbate
Autore/iTotò
GenereCanzone napoletana
Edito daLa Canzonetta
Esecuzioni notevoliMario Abbate
Giacomo Rondinella
Antonio Basurto
Data1951
(NAP)

«Femmena,
tu si 'a cchiù bella femmena,
te voglio bene e t'odio
nun te pozzo scurdà...»

(IT)

«Donna,
tu sei la più bella donna,
ti voglio bene e t'odio
non ti posso dimenticare...»


Storia


Malafemmena è una canzone scritta da Totò nel 1951 in occasione del concorso di Piedigrotta La Canzonetta 1951 e fu assegnata a Mario Abbate che la incise su disco Vis Radio. Fu, in seguito, portata al successo da Giacomo Rondinella e da Antonio Basurto.

Ebbe un grande successo anche l'interpretazione di Teddy Reno nel film Totò, Peppino e la... malafemmina di Camillo Mastrocinque (1956).

La canzone, scritta in napoletano durante un soggiorno presso l'hotel Miramare di Formia, parla in termini drammatici di un amore contrastato per una malafemmena, che in questo caso assume il significato di donna affascinante e che fa soffrire, quasi insensibile, malvagia, indifferente alle pene d'amore che infligge al proprio innamorato.

Chi fosse la vera musa ispiratrice della canzone Malafemmena si è saputo decenni dopo grazie alle dichiarazioni di Liliana de Curtis, figlia dell'autore. A lungo si era creduto che Malafemmena fosse stata scritta per l'attrice Silvana Pampanini, che Totò avevo conosciuto sul set di 47 morto che parla e che aveva rifiutato la sua offerta di matrimonio. Liliana de Curtis ha affermato che la canzone fu scritta in realtà per la madre, Diana Rogliani, moglie di Totò, come risulta anche dalla dedica acclusa al testo della canzone depositato dall'autore presso la SIAE: A Diana. La moglie Diana sarebbe stata colpevole di essere venuta meno a una promessa che i coniugi si erano scambiati: anche se ufficialmente separati avevano concordato di convivere nella stessa casa e condividere anche il talamo come fidanzati sino al raggiungimento del diciottesimo compleanno della figlia Liliana; ciò di fatto concedeva all'uomo Totò una situazione di considerevole vantaggio mentre alla ex moglie Diana una posizione di sudditanza anche per dover subire le infedeltà da parte del marito; dopo l'ennesimo tradimento Diana lasciò invece Totò per sposare l'avvocato Michele Tufaroli.

La canzone è considerata il maggior successo musicale di Totò ed è stata riproposta in una grande quantità di interpretazioni.


Cover



Bibliografia



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