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Eddie Lang, pseudonimo di Salvatore Massaro (Filadelfia, 25 ottobre 1902New York, 26 marzo 1933), è stato un chitarrista statunitense di origine italiana. È considerato da molti il migliore tra i suoi contemporanei e uno dei migliori specialisti di chitarra ritmica di tutti i tempi. Il suo soprannome deriva da un giocatore di baseball del quale era tifoso il padre.[3]

«Eddie Lang fu il primo, e aveva una tecnica molto moderna. Dovevo capire cosa stava facendo»

(Les Paul[1])
Eddie Lang
La Gibson L5 custom di Eddie Lang.[2]
Nazionalità Stati Uniti
GenereJazz
Periodo di attività musicale1918  1933
Strumentochitarra

Biografia


Figlio di Domenico, un liutaio molisano originario di Monteroduni, in provincia di Isernia, trasferitosi a Filadelfia, in Pennsylvania, cominciò studiando il violino. Fu vicino di casa, compagno di scuola e amico di Giuseppe "Joe" Venuti, con cui avrebbe poi lavorato per gran parte della sua carriera. Nel 1918 era già attivo come professionista, suonando il violino, il banjo e la chitarra. Dopo aver lavorato per diverse orchestre del Nord-Est degli Stati Uniti, passò un anno a Londra 1924-1925 stabilendosi infine a New York.

In quegli anni fece parte delle orchestre di Venuti, Adrian Rollini, Roger Wolfe Kahn e Jean Goldkette e fece molto lavoro di studio come sideman sia in radio, sia per la nascente industria del disco, incidendo in una gran varietà di stili e generi musicali. Nel 1929, assieme a Venuti, si unì all'orchestra di Paul Whiteman, con la quale comparve nel film The King of Jazz.

Lang seguì Bing Crosby, come accompagnatore, quando quest'ultimo lasciò Whiteman, e in questa veste partecipò al film Big Broadcast (1932).

Eddie Lang, probabilmente affetto da emofilia (una malattia ereditaria con disturbi anche gravi della coagulazione del sangue), morì a causa di una improvvisa emorragia a seguito di un'operazione di tonsillectomia cui si era sottoposto per curare le sue continue laringiti: pare fosse stato Bing Crosby a suggerirgli l'idea. Lo storico del jazz Vince Giordano sostiene che la morte fu dovuta al fatto che Lang e il dottore che lo operò si fossero subito dopo ubriacati assieme. Secondo un altro autore, James Salis, pare che il musicista sia stato colpito da embolia nel corso dell'anestesia preoperatoria e sia deceduto senza aver mai più ripreso conoscenza.


Carriera Musicale


«Il pioniere della chitarra, il più grande di tutti i tempi»

(Joe Venuti[1])

Il contributo di Lang allo stile della chitarra jazz (e di altri stili) fu innovativo e pionieristico. Con l'orchestra di Venuti Lang registrò una ventina di sedute d'incisione (alcune delle quali ripubblicate di recente dalla Mosaic Records: titoli notevoli sono Goin' Places, The Wild Dog e Cheese and Crackers) che definirono il jazz per piccola formazione di quegli anni. Leonard Feather[4] dice: "Lang seppe acquisire uno stile unico, una finezza tonale e una delicatezza quasi da musica da camera fino allora sconosciuti nel jazz".

In campo jazzistico, Lang, che era il chitarrista più ricercato dell'epoca, registrò - oltre che con le orchestre già citate - anche con Bix Beiderbecke, The Mound City Blue Blowers, Louis Armstrong, King Oliver, Benny Goodman, Bessie Smith, Jack Teagarden, Karl Cress e molti altri:[5] è lui il chitarrista in "Singin' the Blues" di Beiderbecke.[6]

Lang utilizzò anche lo pseudonimo Blind Willie Dunn (col gruppo Blind Willie Dunn and his Gin Bottle Four) e sotto questo nome registrò nel 1929 per la Okeh di New York un certo numero di brani con Lonnie Johnson, eccezionale chitarrista di colore. La scelta del nome che richiamava quello di altri suonatori neri di blues (Blind Blake, Blind Lemon Jefferson, Blind Willie Johnson, Blind Willie McTell) fu dovuta probabilmente al fatto che ben pochi afroamericani (cui i dischi blues erano destinati, nel mercato detto "race records") avrebbero pensato che un bianco sapesse suonare il blues. Sull'esperienza, Lonnie Johnson ebbe a dire "Lang era il miglior chitarrista che avessi mai incontrato e le registrazioni che feci con lui rimangono la mia esperienza migliore... era la persona più gradevole con cui abbia mai lavorato"[6]


Discografia parziale


«Eddie Lang fu il primo che elevò la chitarra jazz ad una forma d'arte»

(Barney Kessel[1])

Altre Informazioni


Dal 1991 ogni estate a Monteroduni, paese di origine dei genitori, viene organizzato un Festival Jazz, intitolato al chitarrista, che richiama artisti di fama mondiale: Eddie Lang Jazz Festival.


Note


  1. Dal sito dedicato a Lang
  2. Lang iniziò suonando una Gibson L4. La L5 raffigurata era uno strumento personalizzato e microfonato.
  3. Eddie Lang: Information from Answers.com
  4. The Encyclopedia of Jazz (Da Capo Paperback), 1984, ISBN 0-306-80529-4.
  5. Da Red Hot Jazz Archiviato il 4 maggio 2007 in Internet Archive..
  6. Articolo Archiviato l'11 marzo 2007 in Internet Archive. per il centenario, "All about jazz".

[1]


Bibliografia



Altri progetti



Collegamenti esterni


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Portale Jazz
  1. Eddie Lang, su eddielang.it.

На других языках


[en] Eddie Lang

Eddie Lang (born Salvatore Massaro, October 25, 1902 – March 26, 1933) was an American musician who is credited as the father of jazz guitar.[1] During the 1920s, he gave the guitar a prominence it previously lacked as a solo instrument, as part of a band or orchestra, and as accompaniment for vocalists.[2] He recorded duets with guitarists Lonnie Johnson and Carl Kress and jazz violinist Joe Venuti, and played rhythm guitar in the Paul Whiteman Orchestra and was the favoured accompanist of Bing Crosby.

[es] Eddie Lang

Eddie Lang (25 de octubre de 1902 – 26 de marzo de 1933) fue un guitarrista de jazz de nacionalidad estadounidense, reconocido como el Padre de la Guitarra de Jazz.[1] Tocaba las guitarras Gibson L-4 y L-5, siendo una gran influencia en guitarristas posteriores, entre ellos Django Reinhardt.[2]

[fr] Eddie Lang

Eddie Lang (pseudonyme de Salvatore Massaro) est un guitariste de jazz américain, né le 25 octobre 1902 à Philadelphie et décédé le 26 mars 1933 à New York.
- [it] Eddie Lang



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