È considerato uno tra i maggiori chitarristi viventi. Dotato di una tecnica pregevole, si è spesso contraddistinto per sperimentazioni influenzate dalle musiche di origine orientale e dallo stile fusion, ma anche per aver sviluppato negli anni un modo di suonare molto personale.[1]
Biografia
Gli esordi
«Mia madre dovette sequestrarmi la chitarra per mesi perché stavo tutto il giorno a suonarla e andavo avanti nonostante mi sanguinassero le dita.»
(John McLaughlin in un'intervista)
McLaughlin incomincia a suonare la chitarra all'età di undici anni, attratto dallo swing, dal blues e dal flamenco.
Durante gli anni Sessanta acquisisce una discreta notorietà. Partecipa a varie session, incide i primi lavori e, nel frattempo, si guadagna da vivere anche come insegnante. Tra i suoi allievi più celebri si ricorda il nome di Jimmy Page.[2]
Anni Settanta
John McLaughlin nel 1978
Nel 1969 si trasferisce negli USA. Entra a contatto con i migliori strumentisti jazz dell'epoca, fra cui Miles Davis. I due lavorano insieme per tre pietre miliari: In a Silent Way, Bitches Brew e On the Corner.
Fonda, nel 1971, la Mahavishnu Orchestra, band sperimentale free jazz. È in questo periodo che il chitarrista inglese si converte alla filosofia orientale di Sri Chinmoy.
Nel corso degli anni Duemila, a seguito della sua pluriennale esperienza musicale, vince numerosi premi e riconoscimenti. La rivista Guitar World lo annovera, nel 2012, tra i migliori chitarristi della storia.[4]
Les Paul Special (Gibson Byrdland modificata con un pick-up esafonico collegato a un trasformatore Systems 360 e a sei moduli Minimoog) in Inner Worlds (1976);
Acustica Shakti (Mark Whitebook Custom costruita da Abe Wechter) in Shakti (1976).
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