Steven Frank "Steve" Albini (Pasadena, 22 luglio 1962) è un cantante, chitarrista, produttore discografico, ingegnere del suono e critico musicale statunitense.
Steve Albini | |
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Nazionalità | ![]() |
Genere | Noise rock Post-hardcore Industrial rock Math rock |
Periodo di attività musicale | 1982 – in attività |
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«Quanti ragazzi vorrebbero essere frustati dalla chitarra di Steve Albini?» |
(Kim Gordon, "Village Voice", autunno 1988[1]) |
È stato il front man di band fondamentali come i Big Black, i Rapeman e gli Shellac (questi ultimi ancora in attività).[2] È inoltre il fondatore della compagnia Electrical Audio, che opera con due studi di registrazione a Chicago e negli anni si è imposta come una delle più importanti realtà del rock indipendente.[3]
È considerato uno dei "guru" della scena alternativa americana.[3][4][5]
Nacque in California da immigrati torinesi e crebbe nel Montana. A 18 anni si trasferì a Chicago per studiare giornalismo alla Northwestern University e in breve tempo divenne un punto di riferimento della locale scena hardcore punk e poi post hardcore, che contribuì in modo determinante a creare.[6]
Nel 1981 si legò da membro esterno ai Naked Raygun. L'anno successivo fondò i Big Black, gruppo seminale per l'evoluzione di generi come il post hardcore, il noise e l'industrial.[6] Nella seconda metà degli anni ottanta formò i Rapeman e successivamente gli Shellac.
Sin dall'inizio ha affiancato alla sua attività da musicista quella di produttore musicale, anche se Albini non gradisce questo termine e preferisce essere indicato come recording engineer.[7] Contrariamente a ciò che succede abitualmente, Albini non riceve royalties per le sue incisioni.[8] Albini ha stimato la sua apparizione come tecnico del suono in oltre 1500 album.[9]
Secondo Albini, far entrare il produttore nelle sessioni di registrazione distrugge spesso il lavoro del gruppo, in quanto dovrebbe semplicemente occuparsi di risolvere eventuali problemi e di "catturare" il suono migliore, non di controllare l'opera degli artisti dal punto di vista musicale.[10] Ciononostante, il "tocco" produttivo di Albini presenta della caratteristiche ricorrenti così peculiari (voce mixata insolitamente bassa, basso predominante sulla chitarra, ripresa ambientale della batteria, utilizzo di riverberi naturali catturati da una moltitudine di microfoni vintage) da risultare inconfondibile, quasi un marchio di fabbrica.[11] Albini è inoltre uno strenuo detrattore dell'incisione digitale, che ritiene qualitativamente inferiore (arrivò a scrivere sul retro copertina dell'album dei Big Black Songs About Fucking l'emblematica frase "The future belongs to the analog loyalists. Fuck digital"[12]): per questa ragione, lavora solo ed esclusivamente con procedimenti e supporti analogici.[13]
Il suo approccio chitarristico è stato influenzato da tutti gli stili partoriti dal rock. Coi Big Black, Albini mostrò la sua grammatica musicale, fatta di suoni abrasivi, rumori metallici e percussioni industriali. Nei suoi testi, cantati con voce urlata e spesso distorta, Albini descrive la sua vita, prendendola come esempio di quella di tutti i giovani delle società occidentali, parlando delle ingiustizie subite e della deumanizzazione di ogni soggetto.[14]
In passato è stato profondamente criticato per la decisione di aver dedicato un 45 giri chiamato Il Duce a Benito Mussolini, prodotto ed eseguito con i Big Black: il disco raffigurava sulla copertina lo stesso Mussolini e sullo sfondo un tricolore; all'interno di questo, è presente come primo brano l'omonima traccia Il Duce. Tuttavia il brano, per ammissione del suo stesso autore (che ha anzi ribadito con forza le proprie posizioni progressiste e antifasciste), non è altro che una provocatoria presa in giro del dittatore.[15]
Nel 2013, in occasione del ventennale dell'album In Utero dei Nirvana, all'interno dell'edizione in boxset della ristampa del disco viene inclusa la lettera che Steve Albini scrisse alla band prima di iniziare le registrazioni, lettera che rappresenta una sorta di dichiarazione di intenti del produttore.[16]
Albini è famigerato nel mondo dell'indie per aver criticato aspramente l'industria musicale (come evidenziato nel suo discusso saggio del 1993 The Problem With Music)[17], ma anche gli stessi festival "alternativi" (come il celebre Lollapalooza)[18], nonché per i giudizi senza peli sulla lingua spesso riservati a molti suoi illustri colleghi: dai Sonic Youth, colpevoli a suo dire di essersi "venduti"[19], ai Pixies, definiti "una band che al suo meglio fa del blando college rock"[20], fino ai Nirvana liquidati come "i R.E.M. col fuzzbox"[21] e "una versione insignificante del sound di Seattle"[22] (tuttavia, dopo aver lavorato con loro, Albini rivaluterà la band e ritratterà queste affermazioni). Ha inoltre dichiarato di non voler mai incidere canzoni pop, ritenendola musica "per bambini e per idioti".[23] Negli ultimi anni si è più volte espresso favorevolmente riguardo al download gratuito della musica[24] e sull'idea dei live in streaming a pagamento ha detto: "sembrano una “soluzione COVID”, che potrebbe portare a una piccola opportunità per espandere il concetto una volta che la pandemia sarà finita. Però a essere onesti mi pare una soluzione inconsistente per sostituire del tutto i concerti".[25]
Oltre alla musica, Albini è molto interessato anche al baseball[26], al poker[27] e alla cucina[28].
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: Big Black, Rapeman e Shellac. |
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