Ian Kevin Curtis (Stretford, 15 luglio 1956 – Macclesfield, 18 maggio 1980) è stato un cantautore britannico, paroliere del gruppo musicale Joy Division, di cui nel 1977 a Manchester fu anche uno dei fondatori.
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Ian Curtis | |
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Nazionalità | Regno Unito |
Genere | Post-punk[1] Punk rock[1] New wave[1] |
Periodo di attività musicale | 1977 – 1980 |
Gruppi | Joy Division |
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Curtis nacque il 15 luglio 1956 a Stretford, un sobborgo di Manchester, ma crebbe a Macclesfield. Durante la giovinezza era affascinato dalle opere decadenti dei poeti romantici ottocenteschi e da personaggi della musica rock come Jim Morrison, David Bowie e i Sex Pistols, ma in generale dalla musica punk. Curtis era inoltre un ottimo studente, appassionato soprattutto di storia, tanto che all'età di undici anni vinse una borsa di studio iscrivendosi alla King's School di Macclesfield. Ciononostante non fu un allievo particolarmente studioso e, dopo aver lasciato la scuola, si dedicò all'arte, alla letteratura e alla musica, mentre nel frattempo svolse vari lavori come membro del servizio civile di Macclesfield e di Manchester.
Sofferente di epilessia fotosensibile, negli ultimi anni di vita la sua malattia era diventata per lui un peso insostenibile e fu per questo che intorno ai vent'anni iniziò a soffrire anche di depressione cronica, che lo portò al suicidio. Si sposò nella St Thomas' Church di Henbury con la sua ex compagna di scuola Deborah Woodruff, detta Debbie, il 23 agosto 1975: lui aveva diciannove anni, mentre lei invece diciotto. Nathalie Curtis, unica figlia della coppia e futura fotografa, nacque il 16 aprile 1979. Il matrimonio durò dal 1975 al marzo 1980, quando Deborah, scoperta la relazione del marito con la giornalista belga Annik Honoré, chiese il divorzio.
Morì suicida a soli ventitré anni il 18 maggio 1980, quando si impiccò a una rastrelliera nella cucina della propria casa situata al numero 77 di Barton Street a Macclesfield. Lasciò la moglie Deborah, dalla quale si era ormai separato, e la figlia Nathalie. Secondo il film biografico Control, diretto da Anton Corbijn, prima di compiere il gesto che mise fine alla sua vita Curtis guardò il film La ballata di Stroszek di Werner Herzog e ascoltò l'album The Idiot di Iggy Pop.
Il corpo di Curtis fu cremato e le sue ceneri tumulate a Macclesfield. Sulla lapide è riportato il suo verso più famoso: Love Will Tear Us Apart (L'amore ci farà a pezzi). Nel luglio 2008 la lapide venne trafugata dal cimitero di Macclesfield,[2] venendo poi rimpiazzata da una nuova.
Alla morte di Curtis, avvenuta alla vigilia della prima tournée negli Stati Uniti dei Joy Division, seguì la ricostituzione del gruppo con il nuovo nome di New Order. Come da accordo tra i membri dei Joy Division, tale nome sarebbe stato scelto nel caso in cui qualche componente avesse abbandonato la formazione.
Enorme è stata l'influenza dei Joy Division nella cultura giovanile degli anni ottanta e novanta: di conseguenza Ian Curtis diventò ben presto un personaggio di culto.
Gli U2 dedicarono a Curtis la canzone A Day Without Me dal loro primo album Boy, che venne pubblicato di lì a pochi mesi, esattamente il 20 ottobre 1980, mentre i Cure dedicarono al cantante suicida il primo brano del loro terzo album Faith il cui titolo è The Holy Hour. Il gruppo musicale punk Alkaline Trio gli ha dedicato Help Me, tratta dall'album Agony and Irony del 2008.
Nel 2002 Michael Winterbottom diresse il film 24 Hour Party People, in cui racconta la storia della Factory Records, la casa discografica dei Joy Division, passando per la morte di Ian e la trasformazione nel nuovo gruppo New Order. Nel 2007 la storia di Curtis è stata portata al cinema dal regista e fotografo olandese Anton Corbijn nel suo film d'esordio Control, presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, al Festival di Cannes.
Nella prima stesura del fumetto Il Corvo, l'autore James O'Barr aveva preso in considerazione (rinunciandovi successivamente per difficoltà di realizzazione) di intitolare ogni capitolo con il titolo di una canzone dei Joy Division in onore di Ian Curtis, al quale fu dedicato il primo numero uscito sul finire degli anni ottanta.
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