Saturnino Manfredi, detto Nino (Castro dei Volsci, 22 marzo 1921 – Roma, 4 giugno 2004), è stato un attore, regista, sceneggiatore, comico, cantante e doppiatore italiano.
Nino Manfredi
Nino Manfredi ospite nel 1985 al Giffoni Film Festival
Interprete versatile e incisivo, tra i più validi e apprezzati del cinema italiano, nel corso della sua lunga carriera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo numerosi riconoscimenti. È considerato uno dei più grandi interpreti della commedia all'italiana con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman[1][2], un quartetto al quale è generalmente accostato anche Marcello Mastroianni.[3][4]
Biografia
Gioventù
Saturnino Manfredi nacque a Castro dei Volsci[5], un paesino della Valle del Sacco compreso all'epoca nella provincia di Roma (confluito poi, nel 1927, nella costituitasi provincia di Frosinone), il 22 marzo del 1921, primogenito dei due figli di Romeo Manfredi e di Antonina Perfili, provenienti entrambi da famiglie contadine. Il padre, arruolato in Pubblica Sicurezza, dove raggiunse il grado di maresciallo, nei primi anni trenta venne trasferito a Roma, dove Nino e il fratello minore Dante crebbero, trascorrendo l'infanzia nel quartiere di San Giovanni.
Dopo le scuole medie, si iscrisse come semiconvittore al Collegio Santa Maria, da dove però scappò varie volte, finché fu costretto a proseguire gli studi da privatista. Nel 1937 si ammalò gravemente di tubercolosi[6] e restò a lungo in sanatorio. Qui imparò a suonare un banjo da lui stesso costruito ed entrò nel complessino a plettro dell'ospedale. Dopo un'esibizione, avvenuta nello stesso sanatorio, della compagnia teatrale di Vittorio De Sica, iniziò ad appassionarsi alla recitazione[7].
Esordi
Teatro
Per accontentare la famiglia nell'ottobre del 1941 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, ma già nello stesso anno dimostrò interesse e una propensione per il palcoscenico, esordendo come presentatore e attore nel teatrino della parrocchia della Natività, in via Gallia. Dopo l'8 settembre 1943, per evitare l'arruolamento, si rifugiò per un anno con il fratello in montagna, sopra Cassino; rientrato a Roma nel 1944 riprese gli studi universitari e, contemporaneamente, si iscrisse all'Accademia nazionale d'arte drammatica.
Si laureò nell'ottobre del 1945 con una tesi in diritto penale (93 punti su 110), ma non eserciterà mai la professione, e nel giugno del 1947 si diplomò all'accademia; nell'autunno dello stesso anno fece i suoi esordi al Teatro Piccolo di Roma, sotto la direzione del suo maestro Orazio Costa, nella compagnia Maltagliati-Gassman, affiancato da Tino Buazzelli, recitando in testi perlopiù drammatici, in molti casi allestiti in prima assoluta per l'Italia, come Liliom di Ferenc Molnár, L'aquila a due teste di Jean Cocteau, Casa Monestier di Denis Amiel, Erano tutti miei figli di Arthur Miller e Scontro nella notte di Eugene O'Neill.
Nella stagione 1948-1949 recitò al Piccolo Teatro di Milano, sotto la regia di Giorgio Strehler, nei drammi shakespeariani Romeo e Giulietta, La tempesta e Riccardo II, insieme a grandi attori di prosa come Giorgio De Lullo, Edda Albertini e Lilla Brignone. Nella stagione 1952-1953 collaborò col grande drammaturgo Eduardo De Filippo, portando in scena al Teatro Eliseo di Roma tre suoi atti unici, Amicizia, I morti non fanno paura e Il successo del giorno, recitandoli insieme a Paolo Panelli e Bice Valori.
Abbandonata la prosa, a partire dal 1951, insieme ai suoi compagni di studio Paolo Ferrari e Gianni Bonagura, formò un terzetto che si esibì con successo dapprima nei varietà radiofonici e quindi in molti spettacoli del teatro di rivista e della commedia musicale, a partire dalla stagione 1953-1954 con Tre per tre... Nava di Marcello Marchesi, insieme alle sorelle Nava, quindi nella stagione 1954-1955 con Festival di Age, Scarpelli, Marcello Marchesi, Dino Verde e Orio Vergani, e infine nella stagione 1956-1957 con Gli italiani sono fatti così di Vittorio Metz, Marcello Marchesi e Dino Verde, insieme alla coppia "Billi e Riva" e a Wanda Osiris.
In quegli anni lavorò anche con Corrado. I suoi due più significativi successi sul palcoscenico li ottenne comunque più avanti, nelle commedie musicali Un trapezio per Lisistrata di Garinei e Giovannini (1958), accanto a Delia Scala, e, soprattutto, nel Rugantino sempre di Garinei e Giovannini (1962), insieme ad Aldo Fabrizi e Bice Valori, notevolmente apprezzato anche in tournée negli Stati Uniti d'America.
Cinema
Esordì al cinema con un primo film del 1949, Torna a Napoli di Domenico Gambino, proseguendo con altri due film musical-sentimentali in chiave napoletana, Monastero di Santa Chiara di Mario Sequi (1949) e Anema e core di Mario Mattoli (1951), e passando poi alla commedia sentimental-popolare. Nel 1955 partecipò per la prima volta a due film di rilievo, Gli innamorati di Mauro Bolognini e Lo scapolo di Antonio Pietrangeli. Il 14 luglio dello stesso anno sposò l'indossatrice Erminia Ferrari, alla quale lui sarà legato fino alla morte e dalla quale avrà tre figli: Roberta nel 1956, Luca nel 1958 e Giovanna nel 1961. Altri ruoli cinematografici importanti del periodo furono quello nel film Totò, Peppino e la... malafemmina diretto da Camillo Mastrocinque (1956) e altri ruoli da protagonista nelle commedie Caporale di giornata di Carlo Ludovico Bragaglia e Carmela è una bambola di Gianni Puccini, entrambe del 1958.
Televisione
In televisione esordì nel 1956 nello sceneggiato L'Alfiere diretto da Anton Giulio Majano; nel 1959 ottenne un importante successo di pubblico con la sua partecipazione a Canzonissima, con la regia di Antonello Falqui; qui creò la macchietta di "Bastiano, il barista di Ceccano", la cui battuta tormentone Fusse che fusse la vorta bbona (soprattutto come invito all'acquisto del biglietto della lotteria) entrerà nel linguaggio comune. Riuscì persino a convincere l'amico Marcello Mastroianni, notoriamente restio ad apparire in televisione, a esibirsi in una scenetta insieme a lui.
Il doppiaggio
Parallelamente all'attività di attore, si cimentò anche come doppiatore, prestando la propria voce a, tra gli altri, Robert Mitchum in Sette settimane di guai (Johnny Doesn't Live Here Anymore) di Joe May (1944), a Bud Abbott in Africa strilla, a Earl Holliman ne Il pianeta proibito (Forbidden Planet) di Fred M. Wilcox (1956), quindi al francese Gérard Philipe e, tra gli italiani, a Franco Fabrizi ne I vitelloni di Federico Fellini (1953), a Sergio Raimondi in Piccola posta di Steno (1955), ad Antonio Cifariello ne La bella di Roma di Luigi Comencini (1955), a Renato Salvatori ne La domenica della buona gente di Anton Giulio Majano (1953), dove peraltro lui stesso fu doppiato da Corrado Mantoni, e a Marcello Mastroianni in Parigi è sempre Parigi di Luciano Emmer (1951).
Anni sessanta
Sull'onda del suo successo televisivo in Canzonissima 1959, nello stesso anno fu uno dei protagonisti in Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy, sequel del fortunato I soliti ignoti, diretto da Mario Monicelli l'anno precedente. Venne inoltre chiamato a prestare la sua voce, con la cadenza ciociara del "barista di Ceccano", come narratore fuori campo, nel film di Mario Mattoli Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi (1960). Sempre dal 1960, a partire dal ruolo da protagonista sostenuto nel film L'impiegato diretto da Gianni Puccini, diventò una delle colonne portanti della commedia all'italiana con importanti ruoli sia comici o brillanti che drammatici. nel 1963 prese parte al film La parmigiana di Antonio Pietrangeli. Interpretò Dudu’ nel film Operazione San Gennaro (1966) per la regia di Dino Risi. Sempre nello stesso anno partecipò al film Io, io, io... e gli altri di Alessandro Blasetti e a Una rosa per tutti di Franco Rossi, commedia dove recita in coppia con Claudia Cardinale.
Interpretò personaggi diversi, come il rappresentante scambiato per gerarca fascista in Gli anni ruggenti (1962), il cittadino distrutto da una burocrazia impietosa in Made in Italy (1965) e il cognato dell'editore Alberto Sordi, disilluso dalla civiltà consumistica e diventato stregone in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968); nello stesso anno fu protagonista nel film Straziami ma di baci saziami. Nel 1969 lo si ritrovò protagonista della commedia a episodi Vedo nudo e poi nel film Nell'anno del Signore di Luigi Magni con attori del calibro di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale. Il personaggio dell'epigrammista Pasquino, che irride il potere temporale nel periodo risorgimentale, lo reinterpreterà nel 2003 nel film televisivo La notte di Pasquino.
Anni settanta
Nel 1971 interpretò invece in Trastevere uno squattrinato artista psichedelico, ex-agente della polizia della squadra narcotici, lavoro che gli aveva procurato la dipendenza dalla droga. Nel 1972 impersonò Gino Girolimoni, nel film drammatico Girolimoni, il mostro di Roma, diretto da Damiano Damiani.
Nel 1973 interpretò invece l'emigrante italiano in Svizzera in Pane e cioccolata e il portantino d'ospedale idealista in C'eravamo tanto amati; altri ruoli importanti li ebbe in Brutti, sporchi e cattivi del 1976 e tornò a lavorare con il regista Luigi Magni nel 1977 in In nome del Papa Re, in cui interpreta monsignor Colombo da Priverno, giudice del tribunale del Papa, che, in piena crisi di coscienza, si ritrova a dover scegliere tra il potere costituito, il Papa Re appunto, e le nuove istanze di libertà del popolo in rivolta. Poi lo troveremo in Café Express del 1980.
Tornerà a lavorare con il regista Luigi Magni in In nome del popolo sovrano nel 1990, dove ricopre il ruolo di Ciceruacchio, un uomo del popolo che combatte e muore per la libertà di Roma dal potere papalino, film che chiude una trilogia, dove i temi sono sempre il prezzo della libertà e il patriottismo, non retorico, ma di ideali, dove si vuole far rivivere, più che solo ricordare, gli uomini e le donne che combatterono per l'Unità d'Italia.
In qualità di attore si aggiudicò cinque Nastri d'argento e cinque David di Donatello.
Regista cinematografico e teatrale
Nel 1962 debuttò anche dietro la macchina da presa con L'avventura di un soldato, un episodio del film L'amore difficile tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, una storia che descrive lo sbocciare di un amore tra un soldato e una vedova nello scompartimento di un treno, tutto giocato sul silenzio e sulla mimica. La sua seconda regia fu l'autobiografico lungometraggio Per grazia ricevuta (1971), col quale si aggiudicò la Palma d'oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes e un Nastro d'argento per il miglior soggetto; il film, oltre al successo di critica, fu il più visto della stagione. Ne dirigerà un terzo nel 1981, Nudo di donna, ereditandone anche il tema da Alberto Lattuada che lo aveva iniziato, sulla crisi d'identità di un uomo che scopre un'apparente sosia perfetta della moglie, dal carattere allegro e disinibito, mentre la consorte è seria e posata.
Sul palcoscenico rientrò alla fine degli anni ottanta da protagonista delle commedie da lui scritte e dirette, Gente di facili costumi (1988) e Viva gli sposi! (1989, originariamente pensato per una trasposizione cinematografica), in seguito portati più volte in tournée anche nel decennio successivo.
La sua prudenza nell'affrontare argomenti religiosi, rappresentando i tormenti intimi dei protagonisti senza risultare eccessivamente provocatorio, attirò le simpatie di tutti (sia cattolici che anticlericali) verso i propri personaggi e gli valse la stima e l'invito di papa Giovanni Paolo II alla rappresentazione in Vaticano di una commedia giovanile scritta dallo stesso Papa. Richiesto il sua parere da parte del pontefice, Manfredi osservò, con una certa riluttanza, che era stato un bene che non avesse proseguito come scrittore teatrale, altrimenti avremmo perso un grande Papa. Il pontefice accolse il commento con grandi risate (dall'intervista televisiva alla moglie di Manfredi Io lo conoscevo bene trasmessa in replica da Raitre il 17 giugno 2007).
Televisione
Sul piccolo schermo fece il suo rientro nel 1972, quando interpretò Geppetto, il padre di Pinocchio nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, insieme a Ciccio Ingrassia, Franco Franchi e Gina Lollobrigida. Dal 1990 in poi interpretò numerose fiction televisive dirette perlopiù dal genero Alberto Simone e dal figlio Luca; furono sempre personaggi carichi di notevole umanità, come il commissario Franco Amidei di Un commissario a Roma (1993) e, soprattutto, come il brigadiere Saturnino Fogliani nella serie televisiva Linda e il brigadiere (1997-2000), accanto a Claudia Koll nella prima e nella seconda stagione e a Caterina Deregibus nella terza.
Altre attività in ambito musicale, pubblicitario e politico
Molto attivo alla radio, ospite d'onore in trasmissioni di ogni genere, si è esibito, con successo, anche come cantante: nel 1970 la sua versione del classico brano di Ettore Petrolini Tanto pe' cantà (risalente al 1932) raggiunge le primissime posizioni della hit parade. Più avanti, ottennero successo anche Me pizzica... me mozzica, tratta dal suo film Per grazia ricevuta (1971) e, nello stesso anno, M'è nata all'improvviso 'na canzone, quindi Tarzan lo fa (1978), La pennichella (1980), La frittata, cantata come ospite al Festival di Sanremo 1982, e Canzone pulita, eseguita come ospite al Festival di Sanremo 1983 accompagnato da cinquanta bambini[8]. Nello stesso anno cantò la canzone Che bello sta' con te, inserita come colonna sonora (nei titoli di coda) del film Questo e quello di Sergio Corbucci.
Notevole popolarità Manfredi ha trovato anche come testimonial pubblicitario. Esordì nel 1957 con una serie di Caroselli per i Baci Perugina e per le Caramelle Rossana e da allora fu una presenza praticamente fissa del genere. Tra i Caroselli più noti, quelli per la Pizzaiola Locatelli, per la quale, nel 1961, ha interpretato, al fianco di Giovanna Ralli, la serie Ufficio ricerche idee originali televisive, scritta da Garinei e Giovannini, dove i due attori impersonarono due creativi alla ricerca di un'idea pubblicitaria originale, e quello per la Philco, per la quale ha interpretato, tra il 1963 e il 1965, una lunga serie dal titolo L'audace colpo del solito ignoto, che riprese temi e situazioni dei quasi omonimi film di Monicelli e Loy e propose un Manfredi ladro pasticcione e sfortunato.
In questo ambito ottenne il maggiore successo grazie al lungo sodalizio con la Lavazza, per la quale Manfredi fu protagonista dal 1977 al 1993 (diretto prima dal regista Luciano Emmer e dal 1982 dal figlio Luca) accanto alla nonna Nerina Montagnani e poi anche alla colf Gegia, in una lunga serie di popolari spot pubblicitari dove renderà popolari i due noti slogan "Più lo mandi giù e più ti tira su!" e "Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?". Tra gli ultimi impegni, particolare rilievo assunse l'essere stato scelto, nel 1999, per promuovere, attraverso una serie di spot finanziati dal Ministero del Tesoro, il cambio di moneta dalla lira all'euro. Nel 1999 incise Non lasciare Roma, brano dalla storia bizzarra; inizia a metà anni '70 con Mario Panzeri che la ideò e che a fine anni '80 la sviluppò coinvolgendo Grottoli e Vaschetti, ma rimase poi incompiuta. Nel 1997 Franco Fasano se ne innamorò e la completò affidando l'arrangiamento a Claudio Zitti che la fece ascoltare a Nino Manfredi, il quale la volle immediatamente registrare. La canzone venne pubblicata, infine, il 16 dicembre 2014.
Nel 1992, in occasione delle elezioni politiche, Manfredi diede per qualche giorno l'impressione di aver accettato una candidatura alla Camera dei deputati con la Lista Marco Pannella. A detta dello stesso Manfredi, anni prima, aveva rifiutato un'offerta simile da parte di Enrico Berlinguer[9]. Pochi giorni dopo, però, vi fu un ripensamento da parte dell'attore, il quale rinunciò in extremis a intraprendere la carriera politica nei Radicali[10][11]. Nel 1970, insieme a Gianni Bonagura, Manfredi aveva anche inciso un disco di propaganda per il Partito Socialista Italiano[12].
Ultimi anni
L'ultimo suo ruolo fu quello di Galapago nel film, uscito postumo in Italia, La fine di un mistero (La luz prodigiosa), diretto da Miguel Hermoso. Manfredi interpretò uno sconosciuto privo di memoria, salvato dalla morte da un pastorello durante la guerra civile spagnola del 1936 e ricoverato per quarant'anni in un manicomio; alla fine, grazie ad alcune ricerche, si scopre la sua identità: quella del poeta Federico García Lorca, che la pellicola immagina sopravvissuto alla fucilazione a opera dei franchisti. Si trattò di un'interpretazione lodata dalla critica: asciutta, scarna ed essenziale, quasi senza parole, fatta soltanto di sguardi fissi, che gli valse il Premio alla carriera intitolato a Pietro Bianchi.
Il 7 luglio 2003, subito dopo la fine delle riprese, venne colpito da un ictus nella sua casa romana. Le condizioni si presentarono sin da subito gravi e venne trasportato d'urgenza all'ospedale Santo Spirito. A settembre un netto miglioramento gli permise il ritorno a casa, ma a dicembre venne colpito da una nuova emorragia cerebrale. Ricoverato questa volta presso l'ospedale Nuova Regina Margherita, non si sarebbe ripreso mai più completamente, trascorrendo sei mesi in una continua alternanza di miglioramenti e peggioramenti. Morì a 83 anni a Roma, il 4 giugno 2004.[13]
Pur essendo ateo dichiarato, ebbe funerali religiosi.[14] Dopo il funerale, celebrato il 7 giugno nella chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma, alla presenza di circa 2000 persone tra volti noti della politica e dello spettacolo e gente comune, l'attore venne sepolto al cimitero del Verano di Roma.[15]
Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica» —Roma, 19 dicembre 1978[19]
Dediche
Nel quartiere Ostia, gli è stato intitolato un teatro, inaugurato il 30 settembre 2005.
La città di Roma, nel 2006, ha dedicato a Manfredi un viale nel Giardino degli Aranci.
L'osservatorio astronomico di Campocatino, con una cerimonia svoltasi il 5 febbraio 2007 presso il salone dell'Amministrazione provinciale di Frosinone, ha ribattezzato l'asteroide 2002 NJ34 col suo nome, 73453 Ninomanfredi, in sua memoria.
A Pastena, nel 2008, è stato istituito il Premio Manfredi da assegnarsi a personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura che si siano contraddistinti per le loro gesta ed etica professionale.[20]
I Nastri d'argento, dal 2009, hanno un premio a lui intitolato.[21]
Il MonteCarlo Film Festival gli ha intitolato il premio come artista più eclettico dell'anno.
La città di Frosinone, nel 2011, ha lanciato il Festival del Cinema della Ciociaria "Nino Manfredi". Dedicato a Manfredi anche il premio principale della manifestazione, il "Nino d'oro".[22]
La città di Grosseto gli ha dedicato una via nel nuovo quartiere del Casalone.
La Rai il 25 settembre 2017 ha messo in onda il film In arte Nino, imperniato sugli inizi di carriera di Nino Manfredi.
Il 21 giugno 2014 il comune di Castro dei Volsci, suo paese natale, gli intitola il Centro culturale polifunzionale, e istituisce nella stessa sede una mostra permanente sull'attore. Nella stessa giornata le Poste italiane gli dedicano un annullo speciale.
La Rai il 22 marzo 2021, in occasione del centenario della nascita, gli dedica il documentario Uno, nessuno, cento Nino, scritto e diretto dal figlio Luca Manfredi.
Le Poste Italiane il 30 aprile 2021 gli hanno dedicato un francobollo del valore di 1,10 € appartenente alla serie "Le eccellenze italiane dello spettacolo".
Teatro
La famiglia dell'antiquario di Goldoni, regia di Alfredo Zennaro, Teatro Quirino di Roma, 17 aprile 1946.
Woyzeck di Georg Büchner, regia di Ettore Gaipa, Teatro Eliseo di Roma, 4 luglio 1946.
Il ventaglio di Carlo Goldoni, regia di Alfredo Zennaro, Teatro Quirino di Roma, 15 aprile 1947.
Quelli di Stralsund di Fritz Stavenhagen, regia di Ettore Gaipa, Teatro Valle di Roma, 19 giugno 1947.
L'uomo e il fucile di Sergio Sollima, regia di Luigi Squarzina, 1947.
Riccardo II di Shakespeare, regia di Giorgio Strehler, Piccolo Teatro di Milano, 23 aprile 1948.
Giulietta e Romeo, di Shakespeare, regia di Renato Simoni e Giorgio Strehler, prima al Teatro Romano di Verona il 26 luglio 1948.
Venezia salva di Massimo Bontempelli, regia di Orazio Costa, Gran Teatro La Fenice, Venezia, 25 settembre 1949.
La leggenda di Liliom, di Ferenc Molnár, regia di Orazio Costa, Piccolo Teatro della Città di Roma, 6 giugno 1950.
La dodicesima notte di Shakespeare, regia di Orazio Costa, Castello di San Giusto per il Teatro Verdi (Trieste), 29 luglio 1950.
Le colonne della società di Henrik Ibsen, regia di Orazio Costa, Teatro delle Arti di Roma, 5 novembre 1951.
Rivista
Tre per tre... Nava di Faele, Mario Ferretti, Carlo Silva e Italo Terzoli, regia di Marcello Marchesi, Teatro Sistina di Roma, 1953.
Festival di Age, Scarpelli, Marcello Marchesi, Dino Verde e Orio Vergani, orchestra Armando Trovajoli, regia di Luchino Visconti, Teatro Nuovo di Milano, 14 ottobre 1954.
Gli italiani sono fatti così di Vittorio Metz, Marcello Marchesi e Dino Verde, regia di Marcello Marchesi, Teatro Lirico di Milano, 6 marzo 1957.
Commedia musicale
Un trapezio per Lisistrata di Garinei e Giovannini, musiche di Gorni Kramer, con Delia Scala, Nino Manfredi, Paolo Panelli, Mario Carotenuto, Eliana Silli, Ave Ninchi e Quartetto Cetra, Teatro Sistina di Roma, 24 ottobre 1958.
Rugantino di Pietro Garinei, Sandro Giovannini, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa e Luigi Magni, musiche di Armando Trovajoli, con Nino Manfredi, Lea Massari, Aldo Fabrizi, Bice Valori, Marisa Belli, Toni Ucci, Fausto Tozzi, Carlo Delle Piane, Lando Fiorini e Luciano Bonanni, Teatro Sistina di Roma, 15 dicembre 1962[23].
In qualche film, all'inizio della sua carriera cinematografica, Manfredi è stato doppiato da:
Stefano Sibaldi in Monastero di Santa Chiara, Prigioniera della torre di fuoco
Giuseppe Rinaldi in Torna a Napoli
Corrado in La domenica della buona gente (in questo caso perché già impegnato a doppiare Renato Salvatori presente nello stesso film).
Prosa radiofonica Rai
Angeli e colori di Carlo Linati, regia di Pietro Masserano Taricco, trasmessa il 6 maggio 1950.
La Waterloo del signor Pratt, radiocommedia di Gielguld e Wade, regia di Pietro Masserano Taricco, trasmessa il 3 agosto 1950
Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello, regia Orazio Costa, trasmessa il 8 dicembre 1950.
Vita di Pulcinella, radiocommedia di Nepomucene Jonquille, regia di Anton Giulio Majano, trasmessa il 5 febbraio 1951
Displaced persons, radiocommedia di Vito Blasi e Anna Maria Meneghini, regia di Franco Rossi, trasmessa 1951
Le case del vedovo, di George Bernard Shaw, regia di Orazio Costa, trasmessa il 22 aprile 1951.
L'eccezione e la regola, di Berthold Brecht, regia di Eric Bentley, trasmessa il 15 maggio 1951.
Scontro nella notte, dramma di Clifford Odets. con Tino Buazzelli, Anna Proclemer e Nino Manfredi, regia Mario Ferrero 1951.
Gli allegri pezzenti, di Robert Burns, regia di Anton Giulio Majano, trasmessa il 11 agosto 1951.
La domenica della buona gente, radiodramma di Vasco Pratolini e Gian Domenico Giagni, regia di Anton Giulio Majano, trasmessa il 19 agosto 1952.
Giallo in jazz, di Gino Magazù, con Stefano Sibaldi, Luisa Rossi, Nino Manfredi 1956.
L'ispettore generale, di Nicolai Gogol con Nino Manfredi e Bice Valori regia di Anton Giulio Maiano, trasmessa l'8 giugno 1953.
Le preziose ridicole, di Molière, regia di Marco Visconti, trasmessa il 26 maggio 1956
L'opera dei mendicanti, di John Gay, musiche di Benjamin Britten, regia di Nino Meloni, trasmessa il 20 maggio 1958.
Varietà radiofonici Rai
Facciamo la rivista, varietà settimanale di Guasta, Ricci e Romano, regia di Silvio Gigli, trasmessa gennaio aprile 1953.
Allegretto, quasi una rivista di Romildo Craveri, regia di Guglielmo Morandi, trasmessa il 9 gennaio 1955
Il ventilatore, rivista di Antonio Amurri e Castaldo, regia di Gino Magazù, trasmessa giugno settembre 1955
Trasmissione Primavera, Incontro con i giovani d'oggi, presentano Nino Manfredi, Gianni Bonaugura ed Edmonda Aldini, complesso diretto da Aurelio Ciarallo, secondo programma estate 1955.
Il parapioggia, varietà di Antonio Amurri e Castaldo, regia di Gino Magazù, autunno 1955.
Rosso e nero n° 2 di Faele, Antonio Amurri, Sergio Ricci e Carlo Romano, regia di Riccardo Mantoni, orchestra diretta da Riz Ortolani, presentano Nino Manfredi, Paolo Ferrari e Gianni Bonagura con Corrado, 1955-1956.
Il labirinto di Mario Brancacci, Dino Verde, Bernardino Zapponi, regia di Nino Meloni, con Nino Manfredi e Isa Bellini e la Compagnia del teatro comico musicale di Roma 1955-1956[24].
Varietà televisivi Rai
Canzoni da guardare, con Tina De Mola, Elena Giusti, Carlo Dapporto, Ray Martin, Rino Salviati, Gianni Bonagura, Paolo Ferrari, Nino Manfredi, Raffaele Pisu, 2 puntate dall'8 marzo 1954 al 19 aprile 1954, programma nazionale.
Fuori programma, varietà musicale presentato da Elio Pandolfi, Raffaele Pisu e Nino Manfredi, regia di Vito Molinari, trasmesso il 30 gennaio 1955.
La piazzetta, con Diana Dei, Alba Arnova, Paolo Ferrari, Nino Manfredi, 1956.
Canzonissima di Garinei e Giovannini con la collaborazione di Dino Verde e Lina Wertmüller, regia di Antonello Falqui, orchestra diretta da Bruno Canfora, con Delia Scala, Nino Manfredi e Paolo Panelli, coreografie di Don Lurio, 1959-1960.
Momento magico, con Nino Manfredi, a cura di Mino Caudana e Nino Conti, regia di Enzo Trapani, trasmesso il 12 marzo 1960
Spettacolo di Varietà, regia di Antonello Falqui, orchestra diretta da Gorni Kramer, presenta Nino Manfredi dal Teatro Impero di Varese alle ore 22:05 di mercoledì 31 maggio 1961.
Gli introiti ricavati dalla vendita del disco furono devoluti alla ricerca sul cancro vivasanremo.com, su festival.vivasanremo.com. URL consultato il 22 marzo 2010 (archiviato il 5 marzo 2016).
A Pastena il premio «Nino Manfredi», su Il Tempo, 25 settembre 2010. URL consultato il 5 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2012).
Carlotta De Leo, La Ciociaria è un Festival, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 28 settembre 2011. URL consultato il 2 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2012).
Renzo Tian sul Il Messaggero di Roma: "È doveroso iniziare le citazioni da Nino Manfredi: senza di lui, senza il suo ritorno al palcoscenico, dopo la lunga assenza, Rugantino non sarebbe quello che è sulla scena, vale a dire un personaggio inesauribile per comunicativa, estro e forza comica".
Il Radiocorriere TV, nº 47, 1955: «Teseo rincorre Arianna per questo labirinto e ogni volta per ritrovarla deve risolvere gli enigmi che gli vengono proposti, mentre gli ascoltatori lo aiuteranno da casa».
Bibliografia
Bruno P. Pieroni, 90 anni di "Italie": Appunti del decano dei giornalisti medici.
Il Radiocorriere, annate varie.
Ciak, fascicoli vari.
Dizionario del cinema italiano - Gli attori, autori vari, Gremese editore, Roma 2003
Luigi Granetto, Intervista per "Hit Parade International", in Nino Manfredi, Roma, Armando Curcio Editore, 1983.
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