È il primo album della band (e il quinto pubblicato dalla Fueled by Ramen) a raggiungere il primo posto della Billboard 200[23]. Durante la sua prima settimana di uscita è inoltre risultato l'album più venduto in tutto il mondo con oltre 154 000 copie vendute, 133 600 delle quali solo negli Stati Uniti d'America[24].
Nel marzo 2016 raggiunge le 753 000 copie vendute nei soli Stati Uniti d'America[25], e nello stesso anno ottiene il premio come miglior album rock ai Billboard Music Awards[26] e agli Alternative Press Music Awards[27]. Al 2018 ha venduto oltre 3 milioni di copie solo negli Stati Uniti[28]. Per il successo di pubblico e di vendite raggiunto, nel 2020 è stato scelto da Billboard come il "miglior album rock del decennio"[29].
Tra i singoli estratti, Stressed Out e Ride hanno riscosso nel 2016 un particolare successo di vendite, entrando nelle classifiche di tutto il mondo. Altro particolare è che, al 2018, tutti i brani dell'album sono stati certificati almeno disco d'oro dalla RIAA per gli oltre 500 000 download ricevuti caduno[20], primo album nella storia ad aver raggiunto tale traguardo[30].
Descrizione
Definito il più vario lavoro dei Twenty One Pilots, l'album non solo attinge dai soliti generi che il duo ama utilizzare nei propri brani ma ne amplia lo spettro musicale, dando notevole spazio anche a generi come il reggae e il dub[2].
Particolarità di Blurryface è l'essere stato registrato con diversi produttori in diverse località: Stressed Out, Polarize, Hometown e Not Today son state registrate con Mike Elizondo ai Can Am di Tarzana, in California, The Judge a Londra con Mike Crossey, e Message Man con Tim Anderson ai Werewolf Heart a Los Angeles, mentre il resto dell'album è stato prodotto da Ricky Reed in diversi studi: Ride ai Sonic Lounge Studios a Grove City, Ohio, We Don't Believe What's on TV e Goner ai Paramount Recording Studios a Hollywood, California, e Heavydirtysoul, Ride, Fairly Local, Tear in My Heart, Lane Boy e Doubt ai Serenity West Recording, sempre a Hollywood. Il mastering è stato curato da Chris Gehringer agli Sterling Sound di New York.
L'album prende il nome dall'omonimo personaggio creato dalla band. Tyler Joseph afferma che egli «rappresenta tutte le cose di cui, io come individuo ma anche tutti quelli che mi circondano, siamo insicuri»[31]. Per rappresentare Blurryface durante le esibizioni dal vivo e i video musicali, Tyler Joseph si dipinge le mani e il collo di nero, dicendo che «è molto drammatico, lo so, ma mi aiuta ad entrare nel personaggio»[31]. Allo stesso tempo, anche il batterista Josh Dun utilizza del colore rosso per contornarsi gli occhi, come una sorta di trucco da guerra che simboleggia la battaglia contro Blurryface e le insicurezze che egli rappresenta[32].
(EN) Album Review: Twenty One Pilots – Blurryface, su renownedforsound.com, Renowned for Sound, 5 giugno 2015. URL consultato l'8 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
(NO) Gull og Platina, su ifpi.no, IFPI Norge. URL consultato il 3 gennaio 2019.
(EN) Goud/Platina, su nvpi.nl, NVPI. URL consultato il 3 gennaio 2019.
(EN) RIAS Gold and Platinum Awards, su Recording Industry Association Singapore. URL consultato il 17 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2020).
(DA) Blurryface, su IFPI Danmark. URL consultato l'11 maggio 2021.
Blurryface (certificazione), su FIMI. URL consultato il 9 settembre 2019.
(ES) Los Mas Vendidos - 1er Semestre 2020, su Asociación Mexicana de Productores de Fonogramas y Videogramas. URL consultato il 12 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2020).
(EN) Twenty One Pilots fly to the top, su mediatraffic.de, 29 maggio 2015. URL consultato il 30 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2015).
(EN) Here's a list of winners from the 2016 APMAs, su altpress.com, Alternative Press, 18 luglio 2016. URL consultato il 18 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2016).
(IS) TÓNLISTINN - PLÖTUR - 2016, su plotutidindi.is, Plötutíðindi. URL consultato il 15 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2021).
"Top of the Music" FIMI-GfK 2016, su fimi.it, Federazione Industria Musicale Italiana. URL consultato il 18 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2017).
(EN) Top Selling Albums of 2016, su nztop40.co.nz, NZ Top 40. URL consultato il 3 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2016).
Classifiche "Top of the Music" 2017 FIMI-GfK, su fimi.it, Federazione Industria Musicale Italiana. URL consultato il 27 aprile 2018 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2018).
(EN) Top Selling Albums of 2017, su nztop40.co.nz, NZ Top 40. URL consultato il 3 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2017).
(ES) Los Mas Vendidos - 2019, su centrodedesarrollodigital.com, Asociación Mexicana de Productores de Fonogramas y Videogramas. URL consultato il 26 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2020).
Другой контент может иметь иную лицензию. Перед использованием материалов сайта WikiSort.org внимательно изучите правила лицензирования конкретных элементов наполнения сайта.
2019-2025 WikiSort.org - проект по пересортировке и дополнению контента Википедии