Morirò d'amore è un album di Giuni Russo, pubblicato il 7 marzo 2003 dall'etichetta discografica Sony Music.
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Morirò d'amore album in studio | |
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Artista | Giuni Russo |
Pubblicazione | 7 marzo 2003 |
Durata | 53:48 |
Dischi | 1 |
Tracce | 15 |
Genere | Musica leggera |
Etichetta | Sony |
Produttore | Maria Antonietta Sisini |
Giuni Russo - cronologia | |
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(2003) |
«A Sanremo volevo andarci a tutti i costi. Ero arrabbiatissima. Dicevo: io sto morendo e non ho coronato la mia carriera come avrei voluto. Così sono andata a Roma e ho chiesto a Baudo, che era il direttore artistico, di darmi la possibilità di proporre alla giuria un brano. Lui non lo sapeva, ma era la stessa canzone che mi aveva boicottato per ben due volte...» |
(da un'intervista del 2003) |
L'album viene pubblicato in occasione della partecipazione di Giuni Russo al Festival di Sanremo con l'omonima Morirò d'amore, ottenendo un buon successo di vendite.
Il disco è sostanzialmente una riedizione del precedente album live, la cui scaletta viene però ridotta di quattro tracce (Adeste fideles, Nomadi, Nada te turbe e Il re del mondo), mentre vengono aggiunti quattro inediti quali Amore intenso, Moro perché non moro, Una rosa è una rosa e la stessa Morirò d'amore, più una nuova registrazione dal vivo: Il sole di Austerlitz. Quest'ultima proviene dal concerto del 29 dicembre 1999 in Basilica di San Lorenzo a Milano e sarà riproposta insieme al resto dell'esibizione, nell'album Las Moradas.
Testo e musica di Giuni Russo, Maria Antonietta Sisini e Vania Magelli; contiene delle citazioni di Santa Teresa d'Avila e San Giovanni della Croce. Il brano, una specie di romanza-lied arrangiata da Franco Battiato e Roberto Colombo (vincitori del Premio Volare per il miglior arrangiamento al Festival di Sanremo), è il primo dei quattro brani inediti contenuti nel disco, realizzati dal team di musicisti composto da Stefano Barzan per la scrittura degli archi, Roberto Cacciapaglia al pianoforte e Raffaele Stefani alle chitarre.
Riprende con leggerezza l'intuizione di una frase di Gertrude Stein, con arrangiamento curato sempre da Franco Battiato; testo e musica sono di Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini. Del brano è stato realizzato anche un videoclip, curato da Ivan Cattaneo.
È forse il brano più rappresentativo della fede spirituale di Giuni Russo; si rifà ad una poesia di Santa Teresa d'Avila (Il desiderio del cielo), scritta dopo un'estasi in cui la Santa ebbe un'apparizione della Vergine Maria; il componimento è stato rielaborato e musicato dalla stessa Giuni con Maria Antonietta Sisini, mentre Franco Battiato ne ha curato l'arrangiamento basato su sonorità industrial-techno.
Definita dalla stessa Giuni Russo «una meditazione sperimentata e cantata», era una delle due canzoni in lizza per essere sottoposte all'attenzione di Pippo Baudo nell'ipotesi di una partecipazione - poi fortunatamente avverata - al Festival di Sanremo 2003.
È una rivisitazione del vecchio successo di Richard Anthony, in duetto con Franco Battiato.
È uno dei brani singolari che Giuni Russo e la sua coautrice (e produttrice) Maria Antonietta Sisini hanno elaborato traendo ispirazione da testi sacri e religiosi (qui la citazione è dall'opera poetica di San Giovanni della Croce).
È un'originale rilettura di Un'anima pura di Don Marino Barreto Jr., in una versione pacata e riflessiva, quasi spassionata, lineare e composta, che rivela la limpida bellezza della linea melodica del brano.
Composto da Juri Camisasca, ed ispirato alla vita e alla morte di Edith Stein (ebrea tedesca, monaca carmelitana deportata e morta ad Auschwitz), pervasa da una irreale serenità ma al tempo stesso da una forte drammaticità.
È un canto tradizionale giapponese, un inno alla creazione che si rinnova nel tempo della primavera, e l'asciutto accompagnamento musicale evidenza la purezza quasi disincarnata della voce di Giuni.
È la canzone presentata da Luigi Tenco e Dalida a Sanremo 1967, storica edizione del Festival che vide purtroppo la tragica fine del cantautore piemontese: la versione di Giuni comprende una leggera variazione melodica nel ritornello.
È la celebrazione della svolta interiore dell'artista e della sua conversione ad nuovo stile musicale, attraverso la ricerca della spiritualità.
Rielaborazione di alcuni versi di Jalal-Dim Rumi, mistico persiano, con testo e musica del duo Russo/Sisini e l'arrangiamento di Franco Battiato.
Brano molto lungo e dalle sonorità elettroniche, curato nel testo e musica, come sempre, dal duo Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini.
Brano scritto da Franco Battiato e Alberto Radius per lo storico album Energie (1981), uno dei lavori più importanti e rappresentativi delle doti artistiche di Giuni Russo.
Rielaborazione di una quartina biblica tratta dalle Lamentazioni di Geremia: la potente voce di Giuni Russo ne esalta rilevanza e solennità.
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