Valzer per un amore/La canzone di Marinella è il sesto singolo a 45 giri di Fabrizio De André, pubblicato in Italia dalla Karim nel 1964.[1][2]
Valzer per un amore La canzone di Marinella singolo discografico | |
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Artista | Fabrizio De André |
Pubblicazione | 1964 |
Genere | Musica d'autore |
Etichetta | Karim KN 204 |
Arrangiamenti | Gian Piero Reverberi |
Formati | 7" |
Fabrizio De André - cronologia | |
Singolo precedente (1964) Singolo successivo
(1965) |
In copertina, che raffigura una foto del cantautore, lo stesso interpreta col suo semplice nome.[1]
All'epoca per sbaglio furono stampate dalla Karim alcune copie con diversi errori sulle etichette del disco (ma non sulla copertina), per esempio il lato A vede la presenza dell'apostrofo nel titolo, mentre sul lato B il titolo diventa La ballata di Marinella e il direttore d'orchestra Giampiero Boneschi.
Il padre di Fabrizio, per alleviare alla moglie i dolori del parto, mise sul giradischi la Suite siciliana di Gino Marinuzzi e, mentre suonava il pezzo più celebre dell'opera, Valzer campestre, Fabrizio vide la luce. Anni dopo, venuto a conoscenza del fatto, De André vi aggiunse delle parole, ispirate a un celebre sonetto di Pierre de Ronsard, Quand vous serez bien vieille (1578). Nacque così Valzer per un amore.[3] La canzone fa parte della raccolta Nuvole barocche del 1969, pubblicata dalla Roman Record Company (RCP 704). Nel 1974 una diversa versione sarà inserita nell'album Canzoni (Produttori Associati, PA/LP 52).
![]() | Lo stesso argomento in dettaglio: La canzone di Marinella (brano musicale). |
Esistono delle stampe del disco con i lati invertiti. La prima incisione su questo singolo è del 1964 ma ebbe poca fortuna commerciale; il brano divenne noto poi grazie alla cover interpretata da Mina nel 1967 nel singolo La canzone di Marinella/I discorsi. Questa versione è presente anche nella prima raccolta del periodo Karim, Tutto Fabrizio De André, pubblicata nel 1966 e ristampata, dopo il fallimento Karim, dalla casa discografica Roman Record Company nel 1968 con il titolo La canzone di Marinella.
Una nuova versione con orchestrazione diversa si trova nell'album Volume III e nel singolo La canzone di Marinella/Amore che vieni, amore che vai estratto dall'album, entrambi pubblicati nel 1968 dopo la versione di Mina.[4]
Nella raccolta su CD e MC del 1995, intitolata La canzone di Marinella, sarà inserita la versione originale del 1964.In tutte le edizioni arrangiamento e direzione d'orchestra sono di Gian Piero Reverberi.
Venne poi realizzata nel 1997 una nuova versione con un duetto fra Mina e Fabrizio De André del brano, inserito nella raccolta Mi innamoravo di tutto, sia in un CD singolo[5] promozionale, sempre pubblicato nel 1997. Più tardi Mina includerà questa versione nella sua raccolta In duo, pubblicata nel 2003.
La versione dal vivo alla Bussola del 16 marzo 1975
Dopo numerosi tentativi falliti nel 1974 da parte dell'impresario teatrale Sergio Bernardini di portare De André a esibirsi dal vivo nel suo locale La Bussola di Focette alla Marina di Pietrasanta in Versilia, nel gennaio 1975 sarà lo stesso cantautore a proporgli un "pacchetto" di 100 di serate a 300 milioni di Lire. L'impresario, che in precedenza era arrivato a trattare fino a 6 milioni per una singola esibizione, con grande sorpresa del proponente, accetterà l'offerta. La prima esibizione[6] in concerto sarà fissata per la notte tra il 15 e il 16 marzo 1975.[7][8]
La versione eseguita dal vivo quella notte contiene una strofa con testo diverso.
«Furono baci furono sorrisi |
(Testo originale) |
«Prima fu una carezza ed un bacino |
(Testo cantato alla Bussola) |
Se da un lato il brano ha rappresentato una svolta economica e artistica nella vita del cantautore, nel momento in cui Mina, con la sua interpretazione della ballata incisa nel 1967, porta canzone e autore ad avere una visibilità e popolarità a livello nazionale mai ottenuta fino a quel momento; dall'altra è curioso che il brano originale sia così atipico nei toni musicali e testuali rispetto a tutta la produzione precedente e successiva di De André.[9]
«Per esempio la Canzone di Marinella non è nata per caso, semplicemente perché volevo raccontare una favola d'amore. È tutto il contrario. È la storia di una ragazza che a sedici anni ha perduto i genitori, una ragazza di campagna dalle parti di Asti. È stata cacciata dagli zii e si è messa a battere lungo le sponde del Tanaro e un giorno ha trovato uno che le ha portato via la borsetta dal braccio e l'ha buttata nel fiume e non potendo fare niente per restituirle la vita, ho cercato di cambiarle la morte. Così è nata la Canzone di Marinella, che se vogliamo ha anch'essa delle motivazioni sociali, nascostissime. Ho voluto completamente mistificare la sorte di Marinella. Non ha altra chiave di lettura se non quella di un amore disgraziato; se tu non racconti il retroscena è impossibile che uno pensi che all'origine c'era una gravissima problematica sociale. Certi fatti della realtà, soprattutto quand'ero giovane, mi davano un grande fastidio, allora cercavo di mutare la realtà.» |
(Fabrizio De André, da un'intervista con Luciano Lanza (marzo 1993)[10]) |
L'abitudine dell'autore a non perdere occasione, soprattutto in concerti e interviste, per spiegare le problematiche sociali celate dietro ai suoi testi, rafforza l'idea di un crudo realismo pragmatico elaborato negli stessi, al di là del successo, riscosso da interpretazioni diverse di altri colleghi e cantanti, tributato da un pubblico che preferisce ascoltare soltanto belle favole. Appare allora più chiaro come il testo, cantato alla "Bussola" e poi variato, possa richiamare senza mezzi termini una prestazione di sesso orale effettuata da una prostituta professionista, che subito dopo farà una brutta fine.[senza fonte]
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