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James Joseph Brown (Barnwell, 3 maggio 1933Atlanta, 25 dicembre 2006) è stato un cantante, compositore, musicista, ballerino e bandleader statunitense. Considerato una delle più importanti e influenti figure della musica del XX secolo[6], pioniere nell'evoluzione della musica gospel e rhythm and blues, nonché del soul, del funk, del rap e della disco music.[7][8]

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi James Brown (disambigua).
James Brown
James Brown ad Amburgo (1973)
Nazionalità Stati Uniti
GenereFunk[1][2][3][4]
Soul[1][5]
Rhythm and blues
Gospel
Periodo di attività musicale1954  2006
Strumentovoce, pianoforte, tastiere, organo, batteria, armonica a bocca, chitarra
EtichettaFederal, Universal Music Group, Sanctuary Budget, Real Gold, United Artists
Album pubblicati123
Studio99
Live1
Raccolte23
Sito ufficiale

Celebre per la sua esuberante presenza scenica, operò una sorta di rivoluzione dei classici assetti melodici. Il suo modo di stare sul palco e il suo stile furono ripresi da artisti come Mick Jagger, Prince e altri[9]. È stato l'idolo e il massimo ispiratore di Michael Jackson[10][11].

Era noto anche con alcuni soprannomi (molti autoattribuiti), fra i quali "Soul Brother Number One", "Mr. Dynamite", "The Hard-est-Working Man in Show Business", "Minister of The New New Super Heavy Funk", "Mr. Please Please Please", "Universal James", "Funky President", "The King of R&B", e il più noto di tutti, "The Godfather of Soul" (il padrino del Soul).[1][12][13][14]

Negli anni settanta è stato bandleader del gruppo The J.B.'s, citato spesso con nomi alternativi quali The James Brown Soul Train, Maceo and the Macks e The Last Word. Come gruppo a sé stante, i J.B.'s hanno suonato anche come backing band di Bobby Byrd, Lyn Collins e altri cantanti.

Secondo il sito WhoSampled, James Brown è l'artista più campionato di tutti i tempi.[15] Rolling Stone lo inserisce al settimo posto nella sua lista dei 100 più grandi artisti della storia[16] e al decimo in quella dei migliori cantanti.[17]


Biografia e carriera musicale


James Brown sul palco nel 1973
James Brown sul palco nel 1973

James Joseph Brown Jr. (in seguito si fece togliere dal nome anagrafico "Junior") figlio di Joseph Gardner Brown (1912–1993) e Susie Behling (1916–2004), nacque in una baracca nella campagna della Carolina del Sud, anche se l'artista ebbe a dichiarare di essere nato a Macon, in Georgia.

Crebbe ad Augusta, in Georgia, in condizioni di marcato disagio. Si guadagnò da vivere lavorando, sin da bambino, come raccoglitore di cotone, come lustrascarpe e raccogliendo le mance dei soldati neri di stanza in città. Fu infatti incaricato, non ancora decenne, di procurare clienti per il bordello a cui il padre lo diede in "affidamento" dopo che entrambi furono abbandonati dalla moglie e madre.

Cominciò a esibirsi in qualche piccolo locale della zona, ma allo stesso tempo commettendo piccoli reati. A 16 anni fu arrestato per rapina a mano armata e fu recluso nel riformatorio di Toccoa, in Georgia. Qui conobbe Bobby Byrd (per molto tempo seconda voce del futuro Padrino del Soul, sia sul palco che in studio), la cui famiglia aiutò quella di Brown a ottenerne il rilascio sulla parola dopo solo tre anni di detenzione, a condizione che non tornasse ad Augusta o nella contea di Richmond.

Fece qualche passo nello sport, in particolare nel pugilato e nel baseball, ma dovette ritirarsi dall'agonismo a causa di un incidente a una gamba. Si dedicò allora a tempo pieno alla musica. In particolare, si appassionò al gospel, che ascoltava in chiesa fin da piccolo, allo swing, al jazz e al rhythm & blues.

Esordì alla fine degli anni quaranta nel quartetto vocale dei Gospel Starlighters, destreggiandosi anche alla batteria, all'organo e al pianoforte.

James Brown nel 1972
James Brown nel 1972

Alla metà del decennio successivo fondò la sua prima band, The Flames, firmando un contratto con una delle più celebri case discografiche dell'epoca, la King Records. Spostatosi dal gospel al rhythm & blues, James Brown arriva al successo nel 1956 con Please, Please, Please che schizzò immediatamente nella hit parade di Billboard (e che a tutt'oggi ha collezionato ben 40 dischi d'oro). Seguirono due album e altri singoli come Try Me e Night Train, che ottennero tutti un grande successo.

Negli anni sessanta Brown fu stabilmente in vetta alle classifiche dei dischi di rhythm & blues con brani come Prisoner of Love, Papa's Got a Brand New Bag, I Got You (I Feel Good), It's a Man's Man's Man's World, Cold Sweat e Say It Loud - I'm Black and I'm Proud. Nel 1962 venne registrato un concerto tenuto al Teatro Apollo che darà vita all'album doppio Live at the Apollo, diventato un best seller. Grazie alla sua popolarità riuscì a trasmettere messaggi sui temi sociali e esistenziali, come l'importanza dell'istruzione e la necessità di migliorare la propria condizione individuale e sociale. Seguirono altri grandi successi per Brown, tra i quali It's Too Funky in Here e I Got the Feeling.

Gli anni settanta lo videro ancora grande protagonista con otto album di successo: dopo una serie di dieci canzoni che lo proiettarono in classifica, James Brown si autoproclamò "Il Padrino del Soul" (The Godfather of Soul), sulla scia del celebre film premio Oscar Il padrino.

Il boom della disco music lo spiazzò un po', ma la sua breve apparizione nella parte del predicatore invasato nel film The Blues Brothers (di John Landis, con John Belushi e Dan Aykroyd) lo rilanciò al grande pubblico. Più tardi parteciperà nel film Rocky IV (con Sylvester Stallone) dove canterà la sua Living in America.

James Brown in concerto (2005)
James Brown in concerto (2005)

Negli anni ottanta è da ricordare anche il successo in coppia con Afrika Bambaataa, Unity.

Negli anni seguenti Brown proseguì l'attività dal vivo e in studio, incoraggiando la rivalità tra Prince e Michael Jackson, da lui considerati suoi successori.

Non mancherà di lanciare appelli per i diritti umani; da ricordare la sua battaglia, negli anni 2002-2003, a favore di Amina Lawal, donna nigeriana di 30 anni, condannata a essere lapidata a morte da una corte islamica del suo paese. Il 28 maggio 2002 partecipa al Pavarotti & Friends for Angola con una memorabile esibizione di It's a Man's Man's World assieme a Luciano Pavarotti.

James Brown è il secondo artista della storia dopo Elvis Presley ad aver avuto il maggior numero di singoli posizionati nella Billboard Hot 100, con 99 singoli entrati tra le prime 100 posizioni. Se si calcola invece la classifica R&B Statunitense, Brown è il cantante che ha avuto il maggior numero di singoli entrati in classifica (pari a 103).

Sebbene James Brown non compaia nell'elenco della RIAA riguardante i 100 artisti di maggior successo di sempre negli Stati Uniti d'America, si può affermare con certezza che le vendite complessive dei suoi dischi superino facilmente i 10 milioni di copie nei soli Stati Uniti. La classifica stilata dalla RIAA si basa solo sulle vendite certificate di dischi d'oro e platino, privilegiando quindi gli artisti con carriera discografica relativamente breve ma di grande successo. Questo criterio di selezione elimina dal conteggio tutti i dischi che non raggiungono almeno la notorietà del disco d'oro, attribuendo conseguentemente ai 99 album di Brown soltanto 3,5 milioni di copie vendute complessivamente.


Attivismo sociale


James Brown nel 1970
James Brown nel 1970

Fin dal 1965 James Brown e la sua band presero parte a numerosi concerti di beneficenza in favore dei diritti civili, esibendosi per organizzazioni come la SCLC. Nel 1968, Brown incise due canzoni di protesta sociale, America Is My Home e Say It Loud - I'm Black and I'm Proud. In quest'ultima, Brown esegue sotto forma di proto-rap una dichiarazione di patriottismo e promulga "l'orgoglio di essere nero", affermando che l'America è uno dei pochi Paesi dove uno possa "iniziare come lustrascarpe e arrivare fino a stringere la mano al Presidente" e di "smettere di piangersi addosso ma di alzarsi e combattere nella vita."

Brown tenne un concerto in TV a Boston il giorno successivo all'assassinio di Martin Luther King. Si è spesso dato atto a Brown di aver contribuito a prevenire disordini razziali nella città grazie alla sua esibizione.[18]

All'inizio degli anni settanta, Brown continuò a registrare canzoni che trattavano di tematiche sociali, una delle più celebri è King Heroin del 1972, che tratta del problema della diffusione della droga nei ghetti tra i giovani di colore.


La morte


All'inizio del 2006, James Brown fu colpito da un tumore alla prostata. Il cantante non si perse d'animo, e si sottopose a delle cure per sconfiggere il male, dichiarando: «Ho superato molte cose nella mia vita. Supererò anche questa al meglio».[19] Nonostante i suoi problemi di salute, Brown mantenne la sua reputazione di "hardest working man in show business" continuando imperterrito a tenere numerosi concerti. Nel corso del dicembre del 2006 James Brown comincia ad avvertire dei dolori fisici che lo portano ad annullare varie date dei suoi concerti. Riesce a cantare in condizioni precarie il 21 a un concerto di beneficenza[20].

Il 23 dicembre, colto da un'acuta forma di polmonite, il "Padrino del Soul" viene ricoverato all'Emory Crawford Long Hospital dove sembra aver superato il malore, colpito poi da un'aritmia cardiaca muore all'1:45 della notte. L'artista aveva 73 anni.

Dopo il decesso di Brown avvenuto nel giorno di Natale, parenti e amici, celebrità varie e migliaia di fan presero parte alle esequie pubbliche tenutesi all'Apollo Theater di New York il 28 dicembre 2006 e alla James Brown Arena il 30 dicembre 2006 nella città di Augusta, Georgia.[21] Una cerimonia funebre privata, venne altresì tenuta a North Augusta, Carolina del Sud il 29 dicembre 2006, alla quale parteciparono i familiari di Brown e gli amici più stretti. Tra le numerose celebrità che parteciparono alle funzioni figurarono: Michael Jackson, Jimmy Cliff, Joe Frazier, Buddy Guy, Ice Cube, Ludacris, Dr. Dre, Little Richard, Dick Gregory, MC Hammer, Prince, Jesse Jackson, Ice-T, Jerry Lee Lewis, Bootsy Collins, LL Cool J, Lil Wayne, Lenny Kravitz, 50 Cent, Stevie Wonder e Don King.[22][23][24][25]

Brown è stato sepolto nella Thomas Family Home Crypt di Beech Island, Carolina del Sud.


Stile musicale


«Ho sempre ammirato quel suo modo totale di darsi in palcoscenico, come giocava con il pubblico, come lo teneva in mano. James aveva un talento enorme nello scrivere e interpretare canzoni. E come performer mi ha influenzato in mille modi»

(Mick Jagger[26][27])

Considerato una delle figure più eminenti del soul, del funk, dell'R&B e dell'hip-hop,[2][3][5][28][29] James Brown ha proposto un repertorio che alterna ballate struggenti e sofferte a brani dinamici e ipnotici.[2][3] A partire dalla seconda metà degli anni sessanta fino alla metà del decennio seguente, l'artista si è progressivamente allontanato dall'R&B di artisti quali "5" Royales, Midnighters, Billy Wright e Little Richard[2][5] per abbracciare il funk, genere di cui è considerato inventore,[2][5][30] talvolta introducendo riferimenti orchestrali seguendo lo stile di Ray Charles.[2] Sebbene venga spesso ricordato per la celebre vocalità ispirata ai moduli del canto gospel,[3] James Brown ha pubblicato già negli anni sessanta album interamente strumentali che uniscono boogaloo, blues e jazz-funk.[5] In produzioni risalenti agli anni novanta la sua musica ha subito occasionalmente contaminazioni hip-hop.[28]


Vita privata


Brown si sposò tre volte: con Velma Warren (1953–1969, divorzio), Deidre "Deedee" Jenkins (22 ottobre 1970 – 10 gennaio 1981, divorzio) e Adrienne Lois Rodriguez (1984 – 6 gennaio 1996, morte della moglie). Un quarto matrimonio, tuttavia non ritenuto valido dalla legge, fu con Tomi Rae Hynie (2001–2004). Da queste e da altre relazioni James Brown ebbe cinque figli maschi: Teddy Brown (1954–1973), Terry Brown, Larry Brown, Daryl Brown (membro della sua backing band) e James Joseph Brown II, e quattro figlie femmine: Lisa Brown, Dr. Yamma Noyola Brown Lumar, Deanna Brown Thomas e Venisha Brown.[21][31] Il primogenito di Brown, Teddy, morì in un incidente d'auto il 14 giugno 1973.[32]

Secondo un articolo datato 22 agosto 2007 pubblicato sul quotidiano inglese The Daily Telegraph, test del DNA avrebbero indicato Brown essere padre di almeno altri tre figli nati da relazioni extraconiugali. L'unica a essere stata identificata è LaRhonda Pettit (nata 1962), una ex-hostess e insegnante che vive a Houston.[33]


Controversie



Dipendenza dalle droghe


Per tutti i primi vent'anni di carriera, Brown era noto per la sua severità nei confronti del consumo di droga all'interno del suo entourage, membri della band compresi, licenziando chiunque avesse osato trasgredire le regole. Nonostante questa "politica", alla fine degli anni settanta, lo stesso Brown iniziò a far uso di droghe di vario genere. Alla metà degli anni ottanta, dopo aver incontrato e sposato Adrienne Rodriguez, Brown iniziò a far uso di PCP, o "polvere d'angelo". Ciò lo portò a diventare dipendente da tale sostanza e a essere arrestato numerose volte per violenza domestica nei confronti della Rodriguez, possesso di marijuana, e porto abusivo di armi da fuoco nel corso degli anni ottanta e inizio novanta.[34]


Problemi con la legge


James Brown ebbe costanti problemi con la legge nel corso di tutta la sua vita. All'età di 16 anni, venne arrestato per furto e trascorse tre anni in prigione. Nel 1978, mentre si stava esibendo all'Apollo, Brown fu arrestato sul palco per aver infranto la restrizione di non lasciare il Paese mentre era in corso un'investigazione fiscale nei suoi confronti.[35] Nel 1988, Brown venne arrestato in due occasioni: una prima volta a maggio per droga e possesso d'armi, poi a settembre dopo aver ingaggiato un lungo inseguimento automobilistico con la polizia sulla Interstate 20 vicino al confine di stato tra la Georgia e la Carolina del Sud. Brown venne incarcerato per possesso di una pistola non denunciata e per aver aggredito un agente di polizia, insieme ad altre varie accuse per possesso di droga e infrazioni stradali varie. Anche se venne condannato a sei anni di prigione, Brown fu rilasciato nel 1991 dopo aver scontato solo la metà della pena.

In un'altra occasione, la polizia arrestò Brown il 3 luglio del 2000 con l'accusa di aver ferito con un coltello da cucina un tecnico della compagnia elettrica venuto a casa sua per riparare un guasto.[36]

Brown fu ripetutamente arrestato nella sua vita per aver compiuto atti di violenza domestica. Adrienne Rodriguez, la sua terza moglie, lo fece arrestare per ben quattro volte tra il 1987 e il 1995. Nel gennaio 2004, Brown venne arrestato in Carolina del Sud per aver aggredito la compagna dell'epoca, Tomi Rae Hynie, durante una lite domestica.[37]

Nel gennaio 2005, una donna di nome Jacque Hollander intentò causa a James Brown accusandolo di averla stuprata nel 1988, ma la causa venne successivamente archiviata per decorrenza dei termini di presentazione.[38]


Influenze su altri artisti


Come ribadito più volte, Michael Jackson lo considerò suo massimo ispiratore e idolo indiscusso: Brown, a sua volta, considerava Michael suo degno erede. Nel 2003, durante la cerimonia di premiazione dei BET Awards, Jackson ebbe l'occasione di consegnare a Brown il prestigioso BET Lifetime Archievement Award, un riconoscimento speciale, destinato alle personalità che hanno cambiato il modo di concepire la musica. Durante la consegna del premio, Jackson disse[39]:

«Chi è il genio? Cos'è un genio? Un genio è colui che dà l'ispirazione, l'uomo che cambia. Non potevo rifiutarmi di consegnare questo premio stasera perché nessuno mi ha influenzato più di quest'uomo. Fin da quando ero un bambino di sei anni, lui era l'intrattenitore più grande di tutti! E lo è ancora oggi! Perciò, sono profondamente onorato di consegnare a James Brown questo BET Lifetime Achievement Award, nessuno lo merita più di quest'uomo!»

In seguito alla morte di Brown, avvenuta il 25 dicembre 2006 ad Atlanta, Jackson prese parte alle esequie pubbliche tenutesi all'Apollo Theater di New York il 28 dicembre 2006 e alla James Brown Arena il 30 dicembre 2006 nella città di Augusta, in Georgia, insieme a parenti e amici, migliaia di fan e celebrità varie. La notte prima della cerimonia funebre, Michael rimase per quattro ore e mezza accanto alla salma del suo mentore, mentre il giorno seguente, visibilmente commosso, pronunciò un breve discorso:

«È molto doloroso per me parlare oggi. James Brown è la mia più grande ispirazione. Fin da quando ero un bambino piccolo, non più di sei anni, mia madre mi svegliava, non mi importava a che ora fosse, per guardare la televisione e vedere il maestro al lavoro. Ogni volta che l'ho visto muoversi ero ipnotizzato. Non ho mai visto un artista esibirsi come James Brown e grazie a lui ho capito che era esattamente quello che volevo fare nella mia vita. James Brown, mi mancherai tantissimo, ti amo così tanto...»

L'artista è stato anche omaggiato da Marcella Detroit in una canzone intitolata appunto James Brown (album Jewel, 1994) e dai Tower of Power nella canzone Diggin on James Brown (album Souled Out, 1995).


James Brown al cinema


Nel 1980 ha interpretato il Reverendo Cleophus James nel film The Blues Brothers, ruolo ripreso nel seguito del 1998 Blues Brothers - Il mito continua.

Nel 2014 esce il film Get on Up diretto da Tate Taylor e prodotto, tra gli altri, da Mick Jagger. La pellicola, che vede Chadwick Boseman nei panni di James Brown, ripercorre la vita dell'artista, a partire dalla povera infanzia fino alla consacrazione mondiale[40]. Un'esistenza da leggenda, tra genio e sregolatezza, che ci lascia uno dei patrimoni artistici tra i più ricchi di sempre.[41]

Nel 2015 il regista premio Oscar Alex Gibney presenta il documentario The Rise of James Brown, inedito e accurato racconto dell'ascesa del "Godfather of Soul".[42]

In molti lo ricorderanno in Rocky IV nella presentazione dell’incontro tra Apollo Creed ed Ivan Drago.


Discografia



Album in studio


RS500= inserito fra i 500 album più importanti di tutti i tempi da RollingStone magazine


Singoli



Raccolte


  • 1972 - Soul Classics
  • 1973 - Soul Classics, Volume 2
  • 1977 - Solid Gold
  • 1977 - The Fabulous James Brown
  • 1981 - Can Your Heart Stand It?
  • 1981 - The Best of James Brown
  • 1984 - The Federal Years, Part 1
  • 1984 - The Federal Years, Part 2
  • 1984 - Roots of a Revolution
  • 1984 - Ain't That a Groove - The James Brown Story 1966-1969
  • 1984 - Doing It to Death - The James Brown Story 1970-1973
  • 1985 - Dead on the Heavy Funk 1974-1976
  • 1985 - The CD of JB: Sex Machine and Other Soul Classics
  • 1986 - The LP of JB
  • 1986 - In the Jungle Groove
  • 1986 - The CD of JB II: Cold Sweat and Other Soul Classics
  • 1988 - Motherlode
  • 1991 - Messin' with the Blues
  • 1991 - Star Time
  • 1993 - Chronicles - Soul Pride
  • 1996 - JB40: 40th Anniversary Collection
  • 1997 - On Stage
  • 2003 - Real Gold

Filmografia


James Brown ha partecipato come attore (quasi sempre nella parte di sé stesso) ai seguenti film:


Doppiatori italiani



Onorificenze


Kennedy Center Honors
 7 dicembre 2003

Note


  1. Pagina su All Music Guide
  2. autori vari, Enciclopedia rock anni '60 (secondo volume), Arcana, 2002, pp. 47-48.
  3. Scaruffi: James Brown, su scaruffi.com. URL consultato il 19 luglio 2016.
  4. Funk, l’arma segreta della blaxploitation, su ilmanifesto.it, il manifesto, 21 marzo 2020. URL consultato il 25 marzo 2022.
  5. Tom Moon, 1000 Recordings To Hear Before You Die, Workman, 2008, pp. 120-121.
  6. James Brown | Biography | AllMusic
  7. scaruffi.com, http://www.scaruffi.com/vol1/brown.html.
  8. James Brown Influences, su Shmoop. URL consultato il 20 novembre 2015.
  9. Janet Maslin, ‘The One,' James Brown Biography by R J Smith, in The New York Times, 7 marzo 2012. URL consultato il 18 ottobre 2015.
  10. Michael Jackson Video: michael jackson crying successivo to james brown his idol, su it.fanpop.com. URL consultato il 18 ottobre 2015.
  11. Matthew Bigg, Michael Jackson praises James Brown as inspiration, in The Washington Post, 30 dicembre 2006. URL consultato il 18 ottobre 2015.
  12. Being James Brown Archiviato il 5 maggio 2009 in Internet Archive., Rolling Stone
  13. Soul Evolution Archiviato il 29 dicembre 2008 in Internet Archive.
  14. AlwaysCD.com
  15. whosampled.com, http://www.whosampled.com/James-Brown/?sp=1.
  16. 100 Greatest Artists: James Brown | Rolling Stone, su rollingstone.com. URL consultato il 2 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2014).
  17. 100 Greatest Singers: James Brown | Rolling Stone, su rollingstone.com. URL consultato il 2 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2017).
  18. The Night James Brown Saved Boston. Archiviato il 10 marzo 2009 in Internet Archive. VH1 rockDocs.
  19. √ Rap soul news - James Brown, intervento chirurgico per rimuovere un tumore
  20. Addio a James Brown, il padrino del soul
  21. A Home coming celebration for Augusta's own native son: James Brown. Archiviato il 25 settembre 2009 in Internet Archive. (2006, December 30). The James Arena, Augusta, Georgia (obituary program for the public memorial service of James Brown).
  22. Old friend and original Famous Flames founder Bobby Byrd was also present. Mourners pay respects to James Brown at Apollo Theater public viewing. Archiviato il 6 novembre 2018 in Internet Archive. (28 dicembre 2006). Fox News.
  23. Private ceremony held Friday for friends and family of James Brown. Archiviato il 6 novembre 2018 in Internet Archive. (December 29, 2006). Fox News. Retrieved March 16, 2007.
  24. Michael Jackson attends James Brown funeral. (2006, December 30). Access Hollywood. Retrieved March 21, 2007.
  25. Anderson, V. (2006, December 30). Michael Jackson, McCartney had private viewing. Archiviato il 12 febbraio 2012 in Internet Archive. The Atlanta Journal-Constitution. Retrieved March 23, 2007.
  26. Mick Jagger: "Io, James Brown, gli show. Dopo il dolore, sono tornato a vivere", in Spettacoli - La Repubblica, 23 luglio 2014. URL consultato il 14 gennaio 2018.
  27. Silvia Bizio, Mick Jagger: "Io, James Brown, gli show. Dopo il dolore, sono tornato a vivere", in http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2014/07/23/news/jagger_io_james_brown_gli_show_dopo_il_dolore_sono_tornato_a_vivere-92178879/?refresh_ce.
  28. (EN) Jason Ankeny, Universal James, su AllMusic, All Media Network.
  29. autori vari, Rock 500, Giunti, 2002, p. 58.
  30. autori vari, Enciclopedia rock anni '70 (terzo volume), Arcana, 2002, p. 77.
  31. Brenda Goodman, "Keeping Track of James Brown and The Big Payback" Brenda Goodman, Nov. 8, 2007, Thelede.blogs.nytimes.com, 8 novembre 2007. URL consultato il 31 luglio 2009.
  32. Stritof, S. & Stritof, B. (2006). The marriages of James Brown. About.com: Marriage.
  33. Elsworth, C. (August 22, 2007) James Brown's secret children emerge Archiviato il 14 ottobre 2007 in Internet Archive.. The Daily Telegraph.
  34. James Brown Facing Marijuana, Weapons Charges, su Philly.com, 29 gennaio 1998. URL consultato il 19 luglio 2012.
  35. James Brown Facts, information, pictures, su encyclopedia.com. URL consultato il 24 luglio 2012.
  36. Aiken County Sheriff's Office Incident Report, Case No. 0000030719. (July 3, 2000). The Smoking Gun. Retrieved January 8, 2007.
  37. James Brown pleads to domestic violence. (2004). The Smoking Gun. Retrieved January 8, 2007.
  38. James Brown rape case dismissed., in BBC News, 3 aprile 2007. URL consultato il 20 agosto 2009.
  39. #TBT: Watch Michael Jackson Get Emo While Honoring James Brown at the 2003 BET Awards, in BET.com. URL consultato il 17 febbraio 2017.
  40. Get on Up: il film su James Brown, il padrino del soul - Trailer italiano - Panorama, su Panorama. URL consultato il 18 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2015).
  41. That Thing That Makes Funk Funky: 'The One: The Life and Music of James Brown', su popmatters.com. URL consultato il 22 luglio 2016.
  42. The Rise of James Brown di Alex Gibney al Festival dei Popoli 2015, su movieplayer.it. URL consultato il 22 luglio 2016.

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[en] James Brown

James Joseph Brown (May 3, 1933 – December 25, 2006) was an American singer, dancer, musician, record producer, and bandleader. The central progenitor of funk music and a major figure of 20th century music, he is often referred to by the honorific nicknames "the Hardest Working Man in Show Business", "Godfather of Soul", "Mr. Dynamite", and "Soul Brother No. 1".[1] In a career that lasted more than 50 years, he influenced the development of several music genres.[2] Brown was one of the first 10 inductees into the Rock and Roll Hall of Fame at its inaugural induction in New York on January 23, 1986.

[es] James Brown

James Joseph Brown (Barnwell, Carolina del Sur; 3 de mayo de 1933-Atlanta, Georgia; 25 de diciembre de 2006) fue un cantante de soul y funk estadounidense. Progenitor de la música funk y una figura importante de la música y la danza del siglo XX, a menudo se le refiere por los apodos honoríficos Padrino del Soul, "Sr. Dinamita" y "Hermano Soul No. 1".

[fr] James Brown

James Joseph Brown, Jr, né le 3 mai 1933 à Barnwell, Caroline du Sud, et mort le 25 décembre 2006 à Atlanta, est un musicien, chanteur, auteur-compositeur, danseur et producteur américain. Il est l'une des figures majeures du rhythm and blues, du funk, de la soul music, et du mouvement Black Power[1].
- [it] James Brown

[ru] Браун, Джеймс

Джеймс Джо́зеф Бра́ун мл. (англ. James Joseph Brown Jr., 3 мая 1933 — 25 декабря 2006) — американский певец, признанный одной из самых влиятельных фигур в поп-музыке XX века. «Крестный отец соула»[1], «мистер Please Please Please» и «мистер Динамит», как он сам себя называл. За свою более чем 50-летнюю карьеру оказал влияние на развитие нескольких музыкальных жанров[2]. Работал в таких жанрах, как госпел, ритм-энд-блюз, фанк.



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