Eleanor Rigby è una canzone dei Beatles: è la seconda traccia dell'albumRevolver, pubblicato dai Beatles il 5 agosto del 1966, stesso giorno di pubblicazione come primo singolo "Doppio lato A" con Yellow Submarine. La canzone fu scritta principalmente da Paul McCartney[2]. Con un arrangiamento per ottetto d'archi di George Martin e dello stesso McCartney, e un forte testo centrato sulla solitudine, la canzone accompagnò la trasformazione del gruppo, cominciata con l'album Rubber Soul, da gruppo principalmente orientato al pop a gruppo più serio e sperimentale.
La melodia rispetta il tipico stile di McCartney, che si distacca dai ritmi rock e blues provenienti dall'America preferendo composizioni più equilibrate e melodiche; l'arrangiamento (realizzato da McCartney) è anch'esso tipico del pop con una peculiarità: un'orchestra di otto elementi (ottetto) formata da quattro violini, due viole e due violoncelli accompagna la voce solista di Paul e i cori, eseguendo una composizione di George Martin.
Nelle sedute di registrazione del 1966 nessun Beatle suonò uno strumento, anche se John Lennon e George Harrison contribuirono al coro.[3]
La scelta dell'orchestra effettuata da Paul McCartney fu influenzata dalla sua improvvisa passione per Antonio Vivaldi; a tal proposito John Lennon dichiarò nel 1980: «L'accompagnamento dei violini fu idea di Paul. Jane Asher (la fidanzata di Paul) gli fece conoscere Vivaldi e lui si entusiasmò».[4]
Testo e significato
La lapide di Eleanor Rigby nel cimitero di St Peter’s, Liverpool
Il testo comincia con una richiesta: "Look at all the lonely people" ("Guarda tutte le persone sole"), dove la solitudine non è intesa come assenza di rapporto amoroso, ma come condizione esistenziale che impedisce il rapporto con gli altri.
Come in risposta, giunge la descrizione di due fra tutte le persone sole: Eleanor Rigby e un prete, padre McKenzie: la prima è intenta a "raccogliere il riso in una chiesa dove c'è stato un matrimonio", "vive in un sogno", truccandosi e aspettando alla finestra senza che nessuno arrivi a strapparla dal suo stato. L'immagine della chiesa evoca uno stato di fortissima solitudine: in opposizione al matrimonio, momento della felicità e della festa per antonomasia, Eleanor raccoglie il riso buttato durante la festa nella chiesa ormai vuota.
La seconda strofa è dedicata a padre McKenzie, un parroco che "scrive le parole di un sermone che nessuno ascolterà" ("writing the words of a sermon that no one will hear"), nella stessa chiesa dove c'è Eleanor: nonostante ciò, la loro solitudine è invincibile, ed essi rimangono soli pur essendo vicini, pur avendo bisogno dell'affetto reciproco. Dopo una ripetizione del motivo iniziale, l'epilogo: Eleanor Rigby muore proprio in quella chiesa, e verrà seppellita da padre McKenzie in un funerale al quale nessuno verrà. Le ultime parole della canzone sottolineano che "nessuno fu salvato": né Eleanor né il padre riuscirono mai a rompere il muro che li separava dagli altri esseri umani e forse non furono ben graditi neppure a Dio (a questo può rimandare l'allusione alla salvezza); la chiusa è dunque decisamente pessimistica con una melodia malinconica.
In un'intervista a GQ nel 2018 Paul ha spiegato come ha creato il nome della protagonista della canzone combinando il nome dell'attrice Eleanor Bron, con il nome "Rigby" di un negozio a Bristol. Molti anni dopo gli è stato fatto notare che nel cimitero della chiesa di St. Peter, esiste la tomba della famiglia Rigby ed Eleanor viene citata tra coloro che vi sono sepolti. La chiesa si trova nella zona di Woolton (Liverpool), dove Paul conobbe John il 6 luglio 1957 durante una festa parrocchiale: John si stava esibendo con il suo gruppo The Quarrymen.[5]
Registrazione
Giovedì 28 aprile 1966 - studio 2 Abbey Road 17.00-19.50 nastri 1-14 riduzione del nastro 14 su nastro 15 produttore George Martin Tecnico del suono Geoff Emerick, Phil McDonald registrazione degli archi (1-14) e missaggio sul nastro 15
Venerdì 29 aprile 1966 - studio 2 Abbey Road 17.00-01.00 registrazione su nastro 15 remix dei nastri 1-3 su nastro 15 produttore George Martin Tecnico del suono Geoff Emerick, Phil McDonald registrazione della voce di McCartney e delle parti corali di Harrison e Lennon ("ah, look at all the lonely people")
Lunedì 6 giugno 1966 - studio 2 Abbey Road 24.00-01.30 registrazione su nastro 15 produttore George Martin Tecnico del suono Geoff Emerick, Phil McDonald missaggio dei nastri precedenti e di una nuova parte vocale di McCartney
Mercoledì 22 giugno 1966 - studio 3 Abbey Road 19.00-01.30 produttore George Martin Tecnico del suono Geoff Emerick, Jerry Boys remix 3 e 4 del nastro 15 missaggio stereo per LP
Critica
Sebbene Eleanor Rigby non fosse la prima canzone pop a trattare i temi della morte e della solitudine, secondo Ian MacDonald rappresentò "uno shock per gli ascoltatori di musica pop del 1966."[3]. Infatti, a quell'epoca il formato della canzone pop difficilmente sembrava il veicolo adatto per un messaggio di quel tipo. Ciò nonostante, Eleanor Rigby, con il suo messaggio di depressione e desolazione scritto da un gruppo famoso di musica pop, raggiunse la cima delle classifiche[3].
Eleanor Rigby sta a metà strada nella evoluzione dei Beatles dalle vivaci esibizioni dal vivo alla sperimentazione in studio, sebbene la canzone non contenga evidenti effetti di registrazione. Mentre molte delle altre canzoni di Revolver si addicono a un gruppo rock, Eleanor Rigby precorre le tracce psichedeliche di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band.
Anche il soggetto riflette la transizione del gruppo. Il testo desolato non era la prima deviazione dei Beatles dalle canzoni d'amore, ma era uno dei più espliciti. L'esistenza solitaria di Eleanor Rigby ha un tono più consono a quello di A Day in the Life che a I Want to Hold Your Hand.
Eleanor Rigby è inclusa in alcuni libri di riferimento sulla musica classica e considerata comparabile a canzoni e Lieder di grandi compositori. Il compositore Howard Goodall definì le opere dei Beatles "una sorprendente sequenza di melodie sublimi che forse solo Mozart può pareggiare nella storia musicale europea". A proposito di Eleanor Rigby disse che è una "versione urbana di una ballata tragica in modo dorico"[6].
Per la canzone Paul McCartney riceverà nel 1966 il Grammy Award per la migliore interpretazione vocale dell'anno. Nel 2000 invece, 34 anni dopo, Eleanor Rigby riceve il Grammy Hall of Fame.
Classifiche
Il singolo ebbe un ottimo riscontro di vendite in Gran Bretagna, dove si piazzò saldamente, per ben quattro settimane, al primo posto della Hit Parade, mentre negli Stati Uniti
venne accolto tiepidamente, raggiungendo appena l'undicesimo posto della classifica.[7]Forse i Beatles negli Stati Uniti scontarono l'onda lunga negativa delle dichiarazioni di John Lennon, del marzo 1966, sulla loro presunta maggiore popolarità e importanza rispetto a Gesù.[senzafonte]
Nel 1967 il noto chitarrista jazz Wes Montgomery, pubblicò l’album A Day in the Life, la cui sesta traccia è una cover di Eleanor Rigby.
I Lord Sitar ne realizzarono una loro versione nel 1968.
La canzone è stata pubblicata come singolo da Ray Charles nel 1968 e interpretata anche all'Ed Sullivan Show.
Nel gennaio del 1970 Aretha Franklin ne incise una sua versione, assieme ad una cover di Let It Be, e furono entrambe inserite nell'album This Girl's Love with You.
Nel 1971 Don Sugarcane Harris ne propone una versione fortemente orientata al jazz-rock come primo brano del suo album Fiddler on the Rock.
Appare in diversi dischi l'interpretazione di Caetano Veloso: Qualquer coisa (1975), Caetano Veloso (1986).
La canzone Ma come fa la gente sola, tratta dall'album I miei americani 2 di Adriano Celentano pubblicato nel 1986 è la cover di Eleanor Rigby ma è riproposta rifacendosi alla versione che ne fece Ray Charles. Il titolo originale compare nel testo italiano riferito proprio alla canzone e non al personaggio creato da Paul Mc Cartney.
I Big Country, nel disco Eclectic del 1996 (traccia 6, chitarra acustica e violino)
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