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Dame Julie Andrews, nata Julia Elizabeth Wells (Walton-on-Thames, 1º ottobre 1935), è un'attrice, cantante e scrittrice britannica.

Julie Andrews
Julie Andrews a Sydney nel mese di maggio 2013
Nazionalità Regno Unito
GenereMusical
Periodo di attività musicale1947  in attività
Strumentovoce
EtichettaRCA
Columbia
Decca
Buena Vista
20th Century Fox
Warner Brothers
Philips
Walt Disney Records
Album pubblicati37
Studio32
Live1
Raccolte4
Sito ufficiale
Oscar alla miglior attrice 1965

Julie Andrews è considerata una leggenda vivente[1], vincitrice di numerosi premi, fra cui un Oscar, cinque Golden Globe, due Emmy, tre Grammy, due BAFTA, un People's Choice Award, uno Screen Actors Guild, un AFI Award[2], un David di Donatello, un Leone d'oro[3], tre nomination al Tony Award (una rifiutata) e insignita dell'onorificenza di dama di commenda dell'Ordine dell'Impero Britannico, del Premio Kennedy e della Lincoln Medal. La Andrews è una Disney Legend e ha una sua stella sull'Hollywood Walk of Fame, al 6901 dell'Hollywood Boulevard[4].

Dotata di una portentosa voce di quattro ottave, è una bambina prodigio di successo nel circuito del music-hall inglese degli anni quaranta. Appena adolescente fa il suo debutto a Broadway, protagonista del musical The Boy Friend[5]. Successivamente, è stella di classici del teatro musicale come My Fair Lady e Camelot e di programmi pionieristici della televisione americana come High Tor - il primo film TV mai realizzato - e Cinderella[6] il programma che detiene il titolo di show più visto nella storia della televisione[7].

A ventisette anni gira il suo primo film, Mary Poppins, al quale seguono altre pellicole di grande successo, come Tutti insieme appassionatamente, Hawaii, Il sipario strappato e Millie, che la consacrano come l'attrice più pagata e richiesta nella Hollywood degli anni sessanta[8]. Durante un periodo di declino nel cinema del decennio successivo - causato soprattutto dalla sua determinazione a non scendere a compromessi con uno star system che l'avrebbe voluta eterna "ragazza della porta accanto"[9][10] - incrementa le sue apparizioni televisive e dal vivo. Nello stesso periodo incomincia la sua seconda carriera, quella di scrittrice per l'infanzia, nella quale è impegnata fino ad oggi. Negli anni ottanta vive un revival cinematografico con film quali 10, S.O.B. e Victor Victoria, girati dal secondo marito, il regista Blake Edwards. Negli anni novanta torna a trionfare nel teatro musicale di Broadway ma, nel 1997, un'operazione non riuscita alle corde vocali la priva della sua gloriosa voce di cantante.

Negli anni duemila arriva un secondo revival cinematografico, grazie a commedie di successo come Pretty Princess e Principe azzurro cercasi, e blockbuster animati ai quali presta la propria voce, fra questi i sequel di Shrek e Cattivissimo me. Negli anni dieci del 2000 intraprende le carriere di regista teatrale (la sua regia del sessantesimo anniversario di My Fair Lady batte il record di incassi della Sydney Opera House)[11] e di autrice e produttrice televisiva, ideando e conducendo la serie Netflix Julie's Greenroom[12]. Nel 2020 la Andrews è molto attiva sui social media, per intrattenere i bambini durante il lockdown, ed è la narratrice di Bridgerton, il secondo programma più visto nella storia di Netflix[13].

La sua discografia comprende 4 album di platino e la colonna sonora di Tutti insieme appassionatamente è il disco di maggior successo del ventesimo secolo (109 settimane nella top ten di Billboard)[14].


Biografia



Gli anni quaranta: bambina prodigio


Figlia d'arte[15], nel periodo della seconda guerra mondiale, la madre Barbara Ward Morris e il patrigno Ted Andrews sono un duo musicale di un certo successo nel circuito del vaudeville inglese[15].

Il cognome di Julie viene cambiato legalmente con quello del patrigno quando la bimba ha cinque anni[16]. Poco dopo, con loro grande sorpresa, i genitori scoprono che la piccola è un vero e proprio fenomeno[15]. A soli sette anni, ha un'estensione vocale di 4 ottave ed è capace di strabilianti virtuosismi da soprano leggero[17]. Julie studia canto con il celebre soprano inglese Lilian Stiles-Allen[18] e, dagli otto anni, appare negli spettacoli dei genitori: il duo "Ted e Barbara Andrews" diventa il trio "Ted e Barbara con la piccola Julie Andrews"[16]. Il successo personale della bambina sarà causa di gelosia da parte del patrigno che diventa sempre piu violento e alcolizzato, finché i suoi attacchi a sfondo sessuale costringono la figliastra a dormire chiusa a chiave nella sua cameretta[16][19].

Nel 1947, appena dodicenne, Julie è già solista all'Hippodrome, nel West End di Londra, nella rivista Starlight Roof[15]. Ogni sera canta La Polonaise dall'opera Mignon facendo venir giù il teatro[16] e raggiungendo la notorietà come "la più piccola primadonna della Gran Bretagna"[20]. L'anno seguente incide il suo primo disco e canta, accanto a Danny Kaye, nella Royal Variety Performance, alla presenza del re del Regno Unito Giorgio VI e della principessa Elisabetta (futura Regina Elisabetta II)[15]. Nel 1949 fa il suo debutto televisivo nel programma della BBC: RadiOlympia Showtime[15].


Gli anni cinquanta: Broadway e i primi successi televisivi


Julie Andrews nei panni della Regina Ginevra insieme a Richard Burton, nei panni di Re Artù nel 1960
Julie Andrews nei panni della Regina Ginevra insieme a Richard Burton, nei panni di Re Artù nel 1960

All'inizio degli anni '50 Julie Andrews è l'unico sostegno economico dell'intera sua famiglia. Dal 1950 al 1953 è fra i protagonisti del celebre programma radiofonico Educating Archie, si esibisce nel West End londinese in spettacoli musicali di successo e gira la Gran Bretagna con numeri di varietà, facendo la transizione da bambina prodigio a giovane cantante di classici e arie operistiche[15][16].

Nel 1954, appena diciottenne, approda a Broadway[15]. Produttori statunitensi la scelgono per interpretare la protagonista nella versione americana del musical inglese The Boy Friend, di Sandy Wilson, il cui successo fa di lei la stella emergente del teatro d'oltreoceano[21].

L'anno seguente le viene affidato il ruolo principale nel musical più longevo dell'epoca: My Fair Lady, accanto a Rex Harrison, e la sua performance passa alla storia[22]. La parte della volgare fioraia, trasformata in raffinata lady da un cinico professore di fonetica, richiede doti di attrice comica e drammatica e notevoli capacità canore; persino Maria Callas si meraviglia della professionalità della giovane che eccelle su tutti i fronti in otto spettacoli settimanali[23]. La Andrews ripete il trionfo americano a Londra, trascorrendo un totale di tre anni e mezzo nello spettacolo. Il ruolo le fa ottenere la sua prima candidatura al Tony Award[24]. Una seconda candidatura arriva pochi anni dopo per l'interpretazione della Regina Ginevra accanto al Re Artù di Richard Burton, in Camelot, il musical di Broadway preferito dal presidente Kennedy; fatto questo che farà valere alla sua amministrazione l'appellativo postumo di Camelot, appunto[25]. Gli LP dei due spettacoli sono i dischi più venduti nei rispettivi anni di uscita. My Fair Lady detiene il primato di colonna sonora teatrale più venduta di sempre[26].

Di questo periodo sono anche i primi due special televisivi di Julie Andrews: High Tor (1956), il primo film TV della storia, nel quale recita con Bing Crosby, e Cinderella (1957), musical televisivo scritto apposta per lei dagli autori Richard Rodgers & Oscar Hammerstein II, per il quale ottiene la sua prima candidatura al premio Emmy. 120 milioni di telespettatori vedono il film trasmesso in diretta, un record imbattuto[27].

Nel 1959 la Andrews sposa lo scenografo e costumista Tony Walton[27] (vincitore di un premio Oscar per All That Jazz - Lo spettacolo comincia, 3 premi Tony e un Emmy), dal quale avrà, nel 1962, la sua unica figlia: Emma Walton Hamilton[27] (oggi autrice per l'infanzia, spesso in coppia con la madre). I coniugi divorziano nel 1967[27], rimanendo grandi amici e collaborando piu di una volta fino alla morte di Walton nel marzo 2022.


Gli anni sessanta: i blockbuster cinematografici


All'inizio degli anni sessanta la Andrews è già una stella del teatro con importanti eperienze televisive ma non è ancora apparsa sul grande schermo. Per questo motivo Jack Warner, il produttore della versione cinematografica di My Fair Lady, affida il ruolo da lei creato sulle scene a un'affermata superstar del cinema, Audrey Hepburn, facendola doppiare nel canto da un'interprete specializzata, Marni Nixon[28]. Considerato uno dei casi d'ingiustizia più clamorosi della storia di Hollywood, il fatto suscita aspre polemiche[15][27].

Julie Andrews nel trailer del film Mary Poppins (1964)
Julie Andrews nel trailer del film Mary Poppins (1964)

Pochi mesi dopo Walt Disney propone alla Andrews il ruolo di Mary Poppins, promettendole successo e popolarità di gran lunga superiori a quelli che le avrebbe regalato il film di Warner[15]. Nel 1964 fa il suo debutto al cinema nella parte della governante volante per la quale ottiene diversi riconoscimenti, fra cui il premio Oscar alla miglior attrice[15]. Il successo stratosferico del film la lancia nell'empireo delle dive internazionali e fa sì che Mary Poppins diventi un personaggio iconico, status che mantiene fino a oggi. La colonna sonora è il disco più venduto del 1965, battendo i Beatles e i Rolling Stones[29]. Nel 2013 il film è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti[30].

Julie Andrews è la prima diva hollywoodiana senza un contratto pluriennale con una major[15][27], quindi la prima libera professionista della storia del cinema. Lo studio system entra in crisi nella metà degli anni sessanta[31], i vecchi contratti da sette o più film consecutivi diventano proibitivi e la Andrews passa da uno studio all'altro con ingaggi limitati ad ogni singolo film.

I vestiti che la Andrews indossò nel film Tutti insieme appassionatamente
I vestiti che la Andrews indossò nel film Tutti insieme appassionatamente

Nel 1965 interpreta il ruolo che segnerà la sua consacrazione al cinema: Maria, protagonista di Tutti insieme appassionatamente. Il musical, prodotto dalla 20th Century Fox e diretto da Robert Wise, vince cinque Academy Award tra cui quello per il miglior film (la Andrews guadagna la sua seconda candidatura all'Oscar e il suo secondo Golden Globe)[15] e rimane a tutt'oggi al terzo posto della classifica dei film più visti al cinema di tutti i tempi[32]. Alla televisione la pellicola detiene il primato di film più visto in assoluto ed è considerata il classico natalizio per antonomasia. Anche questo film è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry[33]. La colonna sonora del film è in vetta alla classifica dell'intera discografia del ventesimo secolo[14] e al secondo posto (dietro 21 di Adele) di tutti i tempi[34].

Già nel 1964 la Andrews gira il primo di tanti film nei quali va contro l'immagine sdolcinata che le sue due pellicole più celebri le hanno affibbiato: Tempo di guerra, tempo d'amore, una commedia antimilitarista sceneggiata da Paddy Chayefsky e diretta da Arthur Hiller, la vede impegnata in appassionate scene d'amore con James Garner; in Hawaii (il campione d'incassi del 1966)[35] di George Roy Hill dimostra notevoli doti di attrice drammatica nei panni della moglie vittima di un Max von Sydow missionario di metà Ottocento.

Nel 1966 è ormai l'attrice più pagata di Hollywood[36], il suo nome in locandina è garanzia di successo al botteghino, tanto che la casa di produzione convince Alfred Hitchcock a scritturarla, insieme a Paul Newman, per il thriller Il sipario strappato. Il film, pur non essendo uno dei capolavori del maestro del brivido, si rivela uno dei suoi maggiori successi commerciali[37].

Dell'anno seguente è Millie (1967), pellicola diretta da George Roy Hill con la quale l'attrice torna alla commedia musicale e il film batte il record d'incassi della Universal Pictures[15]. Tutti i suoi lavori fino a quel momento sono degli straordinari successi al botteghino americano e la Andrews sembra infallibile[38].

Nel 1968, però, Un giorno... di prima mattina di Robert Wise, sfarzosa biografia musicale della diva degli anni trenta Gertrude Lawrence, si rivela inaspettatamente un clamoroso fiasco al botteghino[39]. Il personaggio centrale - una donna alcolizzata, opportunista e promiscua - delude i fan della Andrews, che speravano in un'altra commedia musicale per famiglie[40]. Questa, però, è la direzione in cui l'attrice vuole orientarsi e rifiuta il ruolo di protagonista nei tanti musical per bambini che le vengono proposti (Il favoloso dottor Dolittle, Oliver!, Citty Citty Bang Bang)[41].

I suoi successi sul piccolo schermo continuano per tutto il decennio con programmi passati alla storia della TV americana, come Julie & Carol at Carnegie Hall (1962), accanto all'attrice comica Carol Burnett (il programma vince un Emmy e una Rosa d'Oro al Festival di Montreux)[27], The Julie Andrews Show (1965), con Gene Kelly, e Una sera con Julie Andrews e Harry Belafonte (1969), in cui i due divi protagonisti si scambiano il primo bacio interrazziale della storia della televisione[42].


Gli anni settanta e ottanta: i film con Blake Edwards


Rock Hudson e Julie Andrews in Operazione Crêpes Suzette (1970)
Rock Hudson e Julie Andrews in Operazione Crêpes Suzette (1970)

Nel 1969 la Andrews sposa in seconde nozze Blake Edwards, il regista statunitense già autore di classici quali Operazione sottoveste (1959), Colazione da Tiffany (1961), La Pantera Rosa (1963), La grande corsa (1965) e Hollywood Party (1968). Da questo momento e fino alla metà degli anni novanta, quando Edwards si ritira a vita privata, l'attrice lavora, in ambito cinematografico, pressoché esclusivamente con il marito[43], tranne che in tre occasioni: E io mi gioco la bambina (1980), di Walter Bernstein, con Walter Matthau e Tony Curtis; Duet for One (1986), di Andrej Končalovskij, con Alan Bates, Liam Neeson e Rupert Everett e Cin cin (1991), di Gene Saks, con Marcello Mastroianni.

Il film che dà inizio al loro sodalizio artistico, Operazione Crêpes Suzette[44] (1970), costituisce il primo di numerosi esperimenti che il marito/regista opera sull'immagine pubblica della moglie/attrice. Edwards (con William Peter Blatty, l'autore de L'esorcista) scrive una sceneggiatura in chiave di commedia, nella quale la Andrews è una spia sotto copertura che, fra uno spogliarello e baci appassionati nella doccia, seduce il maggiore Rock Hudson per carpirgli segreti militari[45]. I produttori della Paramount Pictures, però - avendo investito un budget stratosferico, nella speranza di bissare il successo di Tutti insieme appassionatamente[46] - esigono un musical tradizionale e interferiscono fino a causare la rottura con il regista[47]. Il risultato finale è un ibrido fra una commedia musicale e altri generi che non convince i critici e il tonfo al botteghino è colossale[43]. I gusti del pubblico sono in veloce mutamento e film meno costosi come Easy Rider e Un uomo da marciapiede aprono la strada alla cinematografia più violenta degli anni settanta, mandando in agonia il musical cinematografico[48]. (Nel 1992 Blake Edwards presenta - con grande successo - al Festival di Cannes il suo director's cut del film, più snello e meno musicale).

Edwards comincia le prime di tante battaglie legali contro le case di produzione che interferiscono nella lavorazione dei suoi due film successivi[49]. La Andrews rifiuta il ruolo della protagonista in Pomi d'ottone e manici di scopa[50], poi assegnato ad Angela Lansbury, e la coppia, in piena rotta di collisione con Hollywood, si trasferisce in Europa con la prole (fra propri e adottati hanno cinque figli)[51].

Julie Andrews scrive i suoi primi due romanzi[52] e si esibisce in concerti dal vivo (Londra, Las Vegas, tournée del Giappone) ma si dedica soprattutto alla televisione. Vince il suo primo Emmy con la serie The Julie Andrews Hour (1972/73)[53], in cui duetta con ospiti come Mama Cass, James Stewart, Sammy Davis Jr., Henry Mancini e tanti altri. Inoltre è presentatrice/soubrette di un gran numero di special televisivi come Julie and Carol at Lincoln Center (con Carol Burnett, 1971), Julie's Christmas Special (con Peggy Lee e Peter Ustinov, 1973), Julie Andrews - One Step Into Spring (1978) e moltissimi altri. Edwards produce e dirige alcuni di questi special: Julie (1972), Julie and Dick at Covent Garden con Dick Van Dyke (1974) e Julie: My Favourite Things con Peter Sellers (1975).

In questi anni marito e moglie girano un solo film insieme, Il seme del tamarindo (1974), una produzione inglese con coprotagonista Omar Sharif, che però poco contribuisce a ridar loro il vecchio successo al cinema[54].

Il trionfo al botteghino arriva subito dopo, per il regista, con i seguiti della sua fortunata serie de La Pantera Rosa[43] (1975, 1976, 1978) con Peter Sellers nei panni dell'imbranato Ispettore Clouseau. Grazie alla popolarità planetaria di questi film, gli Edwards tornano a Hollywood e il regista può realizzare la sceneggiatura che fino a pochi anni prima nessun produttore avrebbe toccato: in 10 (1979) mette la propria moglie accanto a Dudley Moore e Bo Derek in una commedia sexy il cui esito strepitoso porta i due coniugi, per la prima volta nel loro sodalizio artistico, sulla cresta dell'onda[43] e Julie Andrews ottiene l'undicesima nomination al Golden Globe.

La stella di Julie Andrews sull'Hollywood Walk of Fame
La stella di Julie Andrews sull'Hollywood Walk of Fame

Nel 1981 esce la commedia dissacratoria S.O.B., con William Holden (al suo ultimo film) e un cast stellare. È una pellicola dagli accenti autobiografici, ispirata agli avvenimenti che, una decina di anni prima, causarono il tonfo al botteghino di Operazione Crêpes Suzette. Julie Andrews interpreta un'attrice di musical per famiglie costretta dal marito/produttore a denudarsi in un film pornografico, mettendo in subbuglio una Hollywood ipocrita e senza scrupoli. Contraddistinto da uno humour graffiante e provocatorio, il film fa scalpore alla sua uscita in quanto il personaggio della Andrews appare in topless, fa uso di stupefacenti e utilizza un buon numero di parolacce[55].

Il film seguente della coppia viene considerato il capolavoro del regista: in Victor Victoria (1982) Edwards affida alla moglie il personaggio complesso di una donna che finge di essere un ragazzo gay che si esibisce come drag queen nella Parigi degli anni trenta[56]. Il ruolo le vale numerosi riconoscimenti, fra cui la sua terza candidatura all'Oscar[57], un Golden Globe e un David di Donatello come miglior attrice straniera. Completano il cast James Garner, Robert Preston e Lesley Ann Warren.

A questo seguono opere più agrodolci e sperimentali, come: I miei problemi con le donne (1983) con Burt Reynolds (dongiovanni seriale che si innamora della sua psicologa, interpretata da Julie Andrews), e Così è la vita (1986) con Jack Lemmon[58], un film autobiografico, girato nella casa di Malibu dei coniugi[59], interpretato da amici e parenti e senza sceneggiatura. Edwards scrive il soggetto e i profili psicologici dei personaggi con il suo psicanalista Milton Wexler, lasciando che gli attori improvvisino i dialoghi sul set[60]. Julie Andrews conquista la sua quattordicesima candidatura al Golden Globe.

Negli anni ottanta la Andrews va in tournée con due concerti (Giappone 1980 e Stati Uniti 1987-89), incide due album (Love Me Tender, con ospite Johnny Cash, e Love Julie) e lancia tre programmi televisivi: Julie Andrews' Invitation to the Dance con Rudolph Nureyev (1980), Julie Andrews a Salisburgo (1987) con Plácido Domingo e Julie & Carol Together Again (1989) che la vede, per la terza volta, affiancata all'attrice comica Carol Burnett.


Gli anni novanta: il ritorno a Broadway e la perdita della voce


Nel 1991 Julie Andrews è protagonista de L'ultimo abbraccio, film per la televisione di successo sul tema dell'AIDS, con Hugh Grant nel ruolo di suo figlio[61]. Nello stesso anno viene distribuito il suo unico film cinematografico di questo decennio, Cin cin, una co-produzione italiana che, nonostante la regia di Gene Saks, Marcello Mastroianni come co-protagonista e i costumi di Gianni Versace, è un fiasco commerciale. Nel 1992 è nominata ambasciatrice dell'UNIFEM[62], il fondo delle Nazioni Unite che si batte per i diritti civili delle donne[63]; firma un contratto con la Philips Classics per incidere una serie di nuovi CD, fra cui The King and I con Ben Kingsley[64]; e canta alla Casa Bianca, con Neil Diamond, alla presenza del Presidente degli Stati Uniti e della First Lady, nel tradizionale concerto di Natale. Nel 1993 torna in Giappone per dei concerti dal vivo, trasmessi anche alla TV di quel paese.

L'ultima collaborazione con il marito Blake Edwards avviene nel 1995, con l'adattamento teatrale di Victor/Victoria. L'avvenimento costituisce il debutto in teatro del regista e del compositore Henry Mancini, e il ritorno a Broadway della diva dopo un'assenza di 35 anni (poco tempo prima era tornata alle scene in Putting It Together di Stephen Sondheim[65] ma su un palcoscenico dell'Off-Broadway)[66]. Dopo una gestazione complessa (divergenze fra il regista e il coreografo Rob Marshall, Mancini viene a mancare prima di riuscire a finire la partitura e Frank Wildhorn lo sostituisce), lo spettacolo è un successo di pubblico, ma la critica è meno convinta. L'entusiasmo nei confronti della protagonista è unanime, ma la regia lascia perplessi i più, che la definiscono troppo cinematografica[67].

Quando vengono annunciate le candidature ai premi Tony, Victor/Victoria ne riceve solo una per la migliore attrice protagonista. Il fatto viene visto dalla compagnia come un attacco personale da parte del mondo del teatro newyorkese all'Edwards regista di Hollywood e Julie Andrews decide di compiere un atto fino a oggi unico nella storia del premio: durante una speciale conferenza stampa al termine di una replica, rifiuta la candidatura (la sua terza), decisione che finisce sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo[68]. L'episodio non fa che dare maggiore pubblicità allo show che registra il tutto esaurito per anni a venire[69].

Il successo però viene interrotto da un evento drammatico: verso la fine del suo impegno nello spettacolo, nel 1997 la Andrews viene ricoverata in ospedale per quella che avrebbe dovuto essere una semplice operazione chirurgica alla gola (Liza Minnelli amichevolmente la sostituisce in Victor/Victoria)[70]. Un errore durante l'operazione le lascia sulle corde vocali delle cicatrici permanenti che la privano per sempre della sua voce di cantante[71]. Una causa contro il chirurgo Scott Kessler[72] si conclude con un risarcimento all'attrice di 20 milioni di dollari[73]. Dopo mesi difficili, trascorsi in riabilitazione, la Andrews è in grado di tornare al lavoro.

Agli ultimi anni del decennio appartengono grandi show televisivi dei quali è presentatrice, come Hey Mr Producer (1998) e My Favourite Broadway: The Leading Ladies (1999). Il film TV Tutta colpa della neve (1999) la vede in coppia con James Garner per la terza volta e risulta talmente popolare da essere ritrasmesso in diverse occasioni negli anni successivi. Nel 1999 la Yale University le conferisce la laurea ad honorem[74].


Gli anni duemila e duemiladieci: revival cinematografico e diversificazione della carriera


Julie Andrews a Sydney per An Evening With Julie Andrews (2013)
Julie Andrews a Sydney per An Evening With Julie Andrews (2013)

All'inizio del nuovo millennio, accanto alle sue attività di sempre, Julie Andrews diversifica la propria carriera, dedicandosi all'editoria, al doppiaggio, alla regia teatrale e produzione televisiva.

Nel 2000, con la figlia Emma Walton Hamilton, crea la Julie Andrews Collection per la casa editrice Harper Collins, pubblicando, nei 20 anni successivi, i propri libri per l'infanzia, una passione che coltiva dagli anni settanta, con numerosi best seller all'attivo[75][76], ma anche quelli di nuovi autori a sua scelta. Nel 2008 e 2019 escono i primi due volumi della sua autobiografia[77][78]. La terza parte è in fase di scrittura.

Dopo gli anni '90, trascorsi principalmente fra teatro e televisione, dal 2000 vive un revival cinematografico, partecipando ad una serie di commedie leggere, alcune di grande successo: La fidanzata ideale (2000) con Colin Firth, Pretty Princess (2001) con Anne Hathaway, Insieme per caso (2002) con Rupert Everett e Kathy Bates, Principe azzurro cercasi (2004), ancora accanto alla Hathaway, e L'acchiappadenti (2010) con Dwayne Johnson. Inizia inoltre l'attività di doppiatrice per film d'animazione e fantasy, quali Come d'incanto (2007) e le saghe di Shrek (2004, 2007, 2010) e Cattivissimo me (2010, 2017, 2022)[79]. Nel Natale 2018 escono nelle sale di tutto il mondo Il ritorno di Mary Poppins e Aquaman[80]. Nel primo le viene proposto un milione di dollari[81] per interpretare un cameo che lei rifiuta[82]. Accetta invece di dare la voce a una creatura marina nel secondo[83]. Per questo la stampa internazionale mette i due film in competizione[84][85]. Aquaman stravince al botteghino[86], mentre il sequel di Mary Poppins ottiene risultati molto inferiori alle aspettative[87][88].

La sua carriera televisiva continua in diversi ambiti: è attrice (per la seconda volta accanto a Christopher Plummer) in un adattamento del dramma On Golden Pond (2001), trasmesso in diretta sulla CBS, e nei due film della Walt Disney tratti dalla collana di libri per bambini Eloise (2003). È presentatrice di una serie di documentari sul teatro musicale americano per la PBS (che, nel 2005, le vale il suo secondo Emmy)[89] e di otto edizioni del concerto di capodanno, trasmesso da Vienna (2009-2017)[90][91]. Nel 2017 debutta su Netflix Julie's Greenroom, una nuova serie per bambini, interpretata, scritta e prodotta da Julie Andrews[92][93].

Nonostante non sia piu in grado di cantare come prima, in seguito a un intervento chirurgico andato male nel 1997, la Andrews, fa diversi piccoli esperimenti canori fin dall'inizio del suo percorso di recupero[94]. Nello special televisivo My Favourite Broadway: The Love Songs (2000), da lei presentato e girato dal vivo in un gremito teatro di Broadway, scatena una interminabile standing ovation intonando poche note da My Fair Lady. La gamma è ben lontana dalle quattro ottave che la contraddistinguevano ma i risultati sono abbastanza gradevoli da permetterle, negli anni successivi, altri piccoli momenti canori in TV e al cinema. Nel 2008 - coadiuvata da un quintetto di stelle emergenti di Broadway - si esibisce in concerti dal vivo in una tournée degli Stati Uniti che si conclude, con grande successo, all'Hollywood Bowl[95]. Nel 2009 le maggiori testate di tutto il mondo pubblicano la notizia secondo la quale, dopo anni di ricerche, gli scienziati Steven Zeitels e Robert Langer, potrebbero riuscire, grazie ad un gel a base di glicole polietilenico, a restaurare la voce della Andrews[96][97] ma le sperimentazioni continuano fino ad oggi e i risultati non sembrano essere imminenti. La cantante è presidente onorario dell'Institute of Laryngology and Voice Restoration, un dipartimento che si occupa di trovare fondi per la ricerca al Massachusetts General Hospital[98]. Nel 2010 dà il suo concerto di addio alla O2 Arena di Londra[99] ma continuerà a esibirsi in giro per il mondo in spettacoli dal vivo non canori, come An Evening with Julie Andrews, che porta in tournée dell'Australia e Nuova Zelanda (2013), del Regno Unito (2014)[100], Irlanda (2015), ecc.

Nel 2005 debutta nella regia teatrale, dirigendo commedie musicali per teatri della East Coast e tournée degli Stati Uniti[101][102][103]. Nel 2016 è regista, alla Sydney Opera House, del revival per il sessantesimo anniversario di My Fair Lady[104][105]. Il musical è un trionfo di critica, batte il record di incassi del teatro[106] e nel 2017 miete altri successi in una tournée australiana[107].

A questi anni appartengono anche alcuni fra i riconoscimenti più importanti ricevuti dall'attrice: nel 2000, a Buckingham Palace, riceve l'investitura di Dama di Commenda dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla Regina Elisabetta II e nel 2001 il presidente degli Stati Uniti le conferisce il Premio Kennedy. Nel 2011 vince due Grammy (uno alla carriera)[108] e riceve la Lincoln Medal per le arti dalla first lady Michelle Obama[109]. Nel 2019, alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, le viene assegnato il Leone d'oro alla carriera[110].

Nel 2010 scompare il marito dell'attrice, il regista Blake Edwards[111], e la Andrews è al suo fianco fino all'ultimo[112]. Nel 2015 festeggia il suo ottantesimo compleanno[113] e l'evento è di tendenza sui social media. Nel 2017 crea la sua prima pagina Facebook e da questa attacca l'amministrazione Trump per i tagli dei fondi all'arte e alla cultura[114].


Gli anni duemilaventi: pandemia, doppiaggio, regia, libri e produzione


All'inizio della pandemia Julie Andrews modifica parte della sua casa negli Hamptons, trasformandola in uno studio televisivo e di registrazione[115], così da poter continuare le sue attività e promuoverne di nuove, durante i periodi di restrizioni a causa del Coronavirus. Già dall'aprile 2020, per intrattenere i bambini durante il primo lockdown, comincia una serie interattiva sui social media e lancia, con la figlia Emma, Julie's Library, il suo primo podcast[116]. In diretta, da casa sua, è ospite di numerosi programmi TV, radiofonici e su piattaforme online[117][118][119], come gli special per il Premio Kennedy a Dick Van Dyke (2021)[120], il cinquantesimo anniversario di Disney World (2021) e il Giubileo di Platino della Regina Elisabetta II (2022)[121][122].

Nel nuovo decennio incrementa il lavoro di doppiatrice: Presta la voce alla cattiva Marlena, mamma del protagonista della saga di Cattivissimo Me, nello spot televisivo di Sky (2020). Riceve la sua undicesima nomination al premio Emmy[123] per il doppiaggio del personaggio misterioso di Lady Whistledown[124], nella serie Bridgerton[125], che, dopo appena un mese dal debutto, nel dicembre 2020, diventa il programma più visto nella storia di Netflix[126] fino ad allora[127]. Nel 2022 la Andrews è narratrice del film The King's Daughter[128], di Sean McNamara, con Pierce Brosnan[129]; ottiene la dodicesima nomination all'Emmy per la seconda stagione di Bridgerton[130][131] e torna a doppiare la burbera Marlena nel blockbuster d'animazione Minions 2 - Come Gru diventa cattivissimo[132]. Nell'autunno 2023 Julie Andrews tornerà a dare la voce a Lady Whistledown nella terza serie di Bridgerton[133].

Da sempre impegnata sul fronte degli aiuti umanitari (dalla guerra del Vietnam agli uragani di Haiti), nel marzo 2022 la Andrews raccoglie fondi per l'Ucraina, attraverso l'agenzia da lei stessa co-fondata, negli anni '70, e della quale e' direttrice: Operation USA[134].

Nel giugno 2022[135] (due anni dopo la data originaria, spostata a causa del COVID-19)[136][137] riceve il premio alla carriera dall'American Film Institute[138] al Dolby Theatre di Los Angeles[139]. L'evento viene trasmesso alla TV americana[140].

Dopo cinque anni di pausa, nell'agosto 2022, Julie Andrews torna alla regia teatrale con la ripresa - in anteprima - dell'adattamento del suo testo The Great American Mousical al Bay Street Theatre di Long Island[141]. Lo spettacolo debutterà al Wallis Annenberg Center di Los Angeles l'anno prossimo[142].

Nel novembre 2022 esce il suo quarantunesimo libro, illustrato dall'italiana Chiara Fedele[143]. L'anno prossimo saranno pubblicati altri suoi due libri per bambini e, in data ancora sconosciuta, la terza e ultima parte della sua autobiografia[144].

Nel 2024 debutterà come produttrice cinematografica di un nuovo film a tecnica mista live-action e animazione sulla Pantera Rosa[145] e del remake di un suo vecchio successo: 10, diretto dal marito Blake Edwards nel 1979[146].


Riferimenti nella cultura di massa


Essendo Julie Andrews un'icona non solo cinematografica ma anche culturale (non tanto in Italia ma nei paesi anglosassoni con particolare forza) il suo personaggio è spesso citato o parodiato nella cultura popolare.


Televisione e cinema


Julie Andrews è menzionata in (o il suo nome è al centro di) numerose serie televisive: Da Charlie's Angels e Dallas a Will & Grace e I Simpson. Innumerevoli sono gli spot pubblicitari che adoperano canzoni della Andrews come jingle.

Nel film Il mio amico il diavolo del 1967 il nome "Julie Andrews" è una parola magica che il demonio Peter Cook usa per esaudire i desideri del personaggio interpretato da Dudley Moore. Altri riferimenti all'attrice e i suoi lavori si trovano in film come: California Suite, L'uomo del giorno dopo, Il sesto senso, Dancer in the Dark, Snatch - Lo strappo, Charlie's Angels: più che mai, The Producers - Una gaia commedia neonazista, Attenti a quelle due. Il carattere "tradizionale" dei primi musical dell'attrice è spesso parodiato al cinema, per esempio in film quali: Yellow Submarine, Monty Python - Il senso della vita, Sister Act - Una svitata in abito da suora, La famiglia Addams 2, Che pasticcio, Bridget Jones!, Capodanno a New York. Riferimenti a Julie Andrews come icona gay si trovano in Jeffrey; Beautiful Thing; Baciami Guido; Love, Valour, Compassion; Making the Boys ed altri (vedi il paragrafo più sotto).


Musica



Altro



Status di icona gay


Da sempre l'immagine pubblica di Julie Andrews ha una valenza ambigua, essendo l'attrice sia un personaggio per famiglie che un'icona presso le comunità LGBT[157], soprattutto nel mondo anglosassone. La Andrews stessa ha commentato sul suo unico status dicendo:

«Sono uno strano miscuglio: da un lato sono un'icona gay e, dall'altro, ricevo l'approvazione di nonne e genitori (...). Non ho mai capito cosa renda qualcuno un'icona gay perché ce ne sono di tipi talmente diversi (...) ad ogni modo è una cosa che mi lusinga molto[158]. Sono sempre stata un'alleata dei movimenti LGBT[159]»

Lo studioso australiano Brett Farmer, nel suo saggio del 2007, Julie Andrews Made Me Gay, rimarca come la posizione della cantante sia "singolare in quanto è una delle poche dive che godono di uno stesso livello di popolarità presso il pubblico gay e quello delle lesbiche"[160]. La Andrews è spesso menzionata come influenza formativa e pregna di significati nella narrativa sull'identità omosessuale, per esempio in The Queen's Throat: Opera, Homosexuality, and the Mystery of Desire[161], Does Freddy Dance[162] e Widescreen Dreams: Growing Up Gay at the Movies[163]. Lo stesso dicasi dei film nati sulla scia del New Queer Cinema (Jeffrey (1995) e Beautiful thing (1996), per esempio) e nella drammaturgia omosessuale degli ultimi venti anni (Love! Valour! Compassion! di Terrence McNally e Hushabye Mountain di Jonathan Harvey, fra i tanti). Nel documentario Disclosure del 2020 - incentrato sulle vite delle persone transgender e del loro impatto sulla cultura e sull'industria cinematografica - Julie Andrews viene descritta dagli intervistati come figura di identificazione chiave della loro adolescenza.[164]. Numerosi sono gli artisti che citano la Andrews come punto cardine della loro formazione queer: da Rufus Wainwright[165] e Rupert Everett[166] a Ernesto Tomasini[167] e Chris Colfer[168].

I migliori amici dei suoi personaggi in Un giorno... di prima mattina, 10, S.O.B., La fidanzata ideale e Victor/Victoria sono gay. In quest’ultimo lei stessa finge di essere un conte polacco, diseredato dalla famiglia perché omosessuale, che trova fortuna sui palcoscenici parigini degli anni ’30. Ne L'ultimo abbraccio è la madre solidale di un Hugh Grant disperato per l’imminente perdita del compagno malato di AIDS[169]. In Insieme per caso interpreta se stessa, attrice preferita del personaggio gay al centro della storia (Jonathan Pryce)[170]. Nella serie televisiva scritta, interpretata e prodotta da lei nel 2017 - Julie's Greenroom - la Andrews ha voluto una bambina transgender nel cast di pupazzi creati dalla Jim Henson Company[171]. Julie Andrews è anche l'attrice che si è travestita da uomo, più di qualunque altra, nella storia del cinema e della TV[172].

All'inizio del nuovo millennio autori di studi sulla sessualità nell'arte e nella cultura, come Stacy Wolf e Peter Kemp[173], hanno proposto una lettura fino ad allora inedita dell'immagine proiettata dai suoi due film più famosi, interpretandola come una forza trasgressiva, sovversiva e rivoluzionaria, piuttosto che quella di una governante sdolcinata dedicata a mantenere lo status quo tradizionale[174]. Secondo questa lettura gli spettatori gay si identificherebbero in una Mary Poppins indipendente, anarchica e contro ogni ordine prestabilito. Il libro di Stacy Wolf, A Problem Like Maria - Gender and Sexuality in the American Musical[175], analizza lo stile camp dell'attrice e dedica un intero capitolo a Tutti insieme appassionatamente, studiandolo da una prospettiva queer e femminista, facendo luce sulla sua importanza per le spettatrici lesbiche[176].

Nel giugno 2022, in occasione del premio alla carriera alla Andrews, l'American Film Institute pubblica sulla propria pagina Facebook un ringraziamento all'attrice in quanto da sempre alleata dei movimenti LGBTQ+[177].


Filmografia



Attrice



Cinema


Televisione


Doppiatrice



Cinema


Televisione


Soubrette Televisiva (selezione)



Teatro


Julie Andrews comincia la sua carriera a otto anni, nei numeri di varietà della madre e del patrigno ma, dal momento che questi sono dei fuori programma, esistono pochi dettagli al riguardo. Il suo debutto ufficiale è quello da solista, a 12 anni, nella rivista Starlight Roof (1947). Seguono sette anni di gavetta nel circuito del music hall inglese, in giro per il paese (ben documentati ma non riportati qui), spesso accompagnata al piano dalla madre. Ad ogni natale è protagonista delle tradizionali "English pantomime" e nel 1954 fa il suo debutto a Broadway. Nonostante la sua folgorante carriera cinematografica e televisiva l'attrice non ha mai abbandonato il teatro, esibendosi in concerti, spettacoli, letture e apparizioni dal vivo per tutta la sua vita, fino ad oggi.


Musical



Concerti (selezione)



Discografia parziale


Avendo inciso il suo primo disco nel 1948 (la Polonaise dall'opera Mignon) Julie Andrews ha una delle carriere discografiche piu lunghe della storia: 69 anni, con una discografia nutrita e composita che conta album, colonne sonore, dischi di Natale e audiolibri per un totale di più di cinquanta titoli, senza contare le tantissime riedizioni e compilation (solo una piccola selezione di queste viene elencata qui). La cantante è vincitrice di tre premi Grammy.

Album
Compilation
Colonne sonore cinematografiche, televisive e teatrali

Le colonne sonore sono le incisioni di maggior successo della Andrews. Il Long playing di My Fair Lady è l'album che registra le maggiori vendite per ben due anni consecutivi (1957[179] e 1958)[180] ed è l'Original Cast Album più venduto di sempre. Camelot è il disco più venduto del 1961[181]. Mary Poppins rimane al primo posto della classifica americana per 14 settimane consecutive, nel 1964, battendo Elvis e i Beatles[182], ed è l'album più venduto del 1965[183]. Nel 2014 il disco sarà inserito nella Grammy Hall of Fame[184]. The Sound of Music rimane nella classifica americana più a lungo di qualunque altro album del ventesimo secolo (5 anni e mezzo!)[185], riceve la certificazione di disco d'oro più velocemente di qualunque colonna sonora della storia, e, con 9 milioni di copie acquistate in soli 4 anni, diventa il disco più venduto di tutti i tempi fino ad allora[186]. The Sound of Music batte ogni record anche all'estero, dominando le classifiche internazionali e mantenendo il primo posto per 75 settimane in Australia, 73 in Norvegia e 70 nel Regno Unito, diventando così l'album degli anni '60 più venduto del mondo[187]. 55 anni dopo, si trova ancora nella top ten annuale dei classici in catalogo della RCA.

Singoli (selezione)

Nota bene: I numerosi singoli tratti dagli album non vengono elencati. I seguenti sono solo quelli che contengono brani che prima delle edizioni su CD non erano disponibili in altro formato.


Riconoscimenti


Fonte principale della tabella:[188]


Onorificenze


Dama di Commenda dell'Ordine dell'Impero Britannico
 31 dicembre 1999
Kennedy Center Honors
 2 dicembre 2001
AFI Life Achivement Award
 11 novembre 2021

Doppiatrici italiane


Nelle versioni in italiano delle opere in cui ha recitato, Julie Andrews è stata doppiata da:

Da doppiatrice è sostituita da:


Note


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Voci correlate



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Collegamenti esterni


Predecessore Oscar alla migliore attrice Successore
Patricia Neal
per Hud il selvaggio
1965
per Mary Poppins
Julie Christie
per Darling
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[de] Julie Andrews

Dame Julie Elizabeth Andrews, DBE; bürgerlich Julie Andrews Edwards (* 1. Oktober 1935 als Julia Elizabeth Wells in Walton-on-Thames), ist eine britische Schauspielerin, Sängerin, Schriftstellerin und Synchronsprecherin. Internationale Bekanntheit erlangte sie in den 1960er Jahren als Musicaldarstellerin, vor allem durch ihre Hauptrollen in den Filmmusicals Mary Poppins und Meine Lieder – meine Träume. Daneben gab sie Konzerte auf der ganzen Welt, bis sie 1997 infolge einer misslungenen Operation ihre Gesangsstimme verlor. Danach widmete sich die Oscar-Preisträgerin vermehrt dem Schreiben; besonders erfolgreich war sie als Autorin von Kinderbüchern.

[en] Julie Andrews

Dame Julie Andrews DBE (born Julia Elizabeth Wells; 1 October 1935) is an English actress, singer, and author.[1] She has garnered numerous accolades throughout her career spanning over seven decades, including an Academy Award, a British Academy Film Award, two Primetime Emmy Awards, three Grammy Awards and six Golden Globe Awards. She has also received three Tony Award nominations. Andrews was made a Disney Legend in 1991, and has been honoured with an Honorary Golden Lion, the Screen Actors Guild Life Achievement Award in 2007, and the AFI Life Achievement Award in 2022. In 2000, Andrews was made a dame by Queen Elizabeth II for services to the performing arts.

[es] Julie Andrews

Julia Elizabeth Wells (Walton-on-Thames, Surrey, Reino Unido, 1 de octubre de 1935), conocida con el nombre de Julie Andrews, es una actriz y cantante británica, reconocida especialmente por sus papeles en películas como Mary Poppins (1964), The Sound of Music (1965), The Tamarind Seed (1974) y Victor Victoria (1982), The Princess Diaries (2001), The Princess Diaries 2: Royal Engagement (2004).
- [it] Julie Andrews

[ru] Эндрюс, Джули

Дама Джули Элизабет Эндрюс (англ. Julie Elizabeth Andrews; род. 1 октября 1935) — английская актриса, певица и писательница. За дебютную главную роль в мюзикле «Мэри Поппинс» была удостоена премий «Оскар», BAFTA и «Золотой глобус» в категории «Лучшая актриса». За свою карьеру получила шесть премий «Золотой глобус», три премии «Грэмми», две премии «Эмми», премию Гильдии киноактёров США и три номинации на премию «Тони».



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